domenica 28 dicembre 2014

Natale in America

Arriva sempre il momento in cui ti fermi e, guardandoti indietro, ti chiedi se la scelta presa nell'andare a vivere all'estero è stata quella giusta o no.
Perchè qui ti confronti con una marea di cose e persone, inizi a conoscere lati della tua personalità che non sapevi neanche esistessero. Ti mancano le parole, o forse ne hai in abbondanza. Rispondere alla semplice domanda 'come va?' può crearti un po' di confusione: hai una marea di cose in testa, e nel cuore, che aspettano solo di essere tirate fuori, ma a volte alcune emozioni sono difficili da descrivere. Puoi provarci, ma viverle è tutta un'altra cosa.  
E' come se tutto venisse portato via e tu inizi ogni volta da zero, poco a poco costruisci la tua nuova vita in un nuovo posto e ti senti bene.  

Da lunedì sono in vacanza. Lo zaino chiuso sotto la scrivania, che mi intralcia e prendo a calci quando accendo il computer, mi guarda da un bel po' ma non ho intenzione di aprirlo.

Una vacanza che è cominciata come un incubo. Il giorno più bello che si è trasformato in quello più strano, doloroso, complicato di sempre.
Quando sei lontano non puoi controllare tutto, anche se vorresti. Non puoi vivere due vite, o almeno non completamente.
Io ci ho provato, per mesi, e davvero ci credevo che avrebbe funzionato fino all'ultimo, ma a volte dobbiamo semplicemente lasciare che le cose accadano. C'è sempre un motivo. Un motivo per i cambiamenti, per le notti in bianco, per le cose peggiori.
Può sembrare che non ci sia, ma alla fine si rivela sempre.

Quindi ho lasciato andare, lui e le lacrime che sono seguite. Mi sono liberata di un peso, anche se nonostante tutto lo portavo con piacere, ma so che tutto andrà per il meglio. Qualcosa di migliore mi aspetta, un motivo per tutto ciò c'è. Devo soltanto scoprirlo.

E so che queste righe possono sembrare piuttosto confuse, ma c'è tanta gente della mia città che mi segue, e non voglio che tutti sappiano. Sulmona è una città troppo piccola, le voci girano in un attimo, la gente mi da dell'egoista, le ragazzine sono pronte a correre, e io non sono pronta ad abbassarmi a questo provincialismo.

In sostanza, una notizia arrivata dall'Italia mi ha sconvolto la giornata, mi ha fatta piangere tantissimo e ingozzarmi di gelato al Secret Santa Party a casa di Kat. Per fortuna ero lì, con le mie amiche, perchè tutti mi sono stati vicini e hanno capito come mi sentivo. Se fossi stata a casa.. meglio non pensarci a come mi sarei comportata. Lunedì notte è stata terribile. Ho dormito soltanto 2 ore e mezza, e la mattina mi sono svegliata con occhi stragonfi, mal di testa e una faccia irriconoscibile.
E' stato a quel punto che, guardandomi nello specchio mentre parlavo con mia sorella su Whatsapp, che mi sono detta di quanto non ne valga la pena di star male per una cosa che ti ha fatto stare bene per così tanto tempo. ''Don't cry because it's over, but smile because it happened.''

Da lì in poi, neanche un rimorso, neanche mezza lacrima.

Alla festa di lunedì abbiamo aperto i regali finali del Secret Santa fatto per le ultime 2 settimane, e Ana era il mio (anche se già lo sapevo, avendola trovata una mattina davanti il mio armadietto a mettere furtivamente un regalo). E' stata dolcissima con il suo present, e ancor di più Kat, Sab e Monica che mi hanno regalato un libro e della cioccolata anche se non dovevano.

Tornata a casa quella sera ho trovato un pacco che mi hanno mandato i miei genitori per Natale. Panettone, pandoro, torroni, regali, scamorze, pan dell'orso, ceci di ripieni, mustaccioli, tutto quello che mi poteva servire per scaldarmi il cuore dopo un giorno difficile.

Gingerbread house by me and erin
Martedì mattina sono andata a casa della hostnonna con la mia hostsister a cucinare un paio di cose per la vigilia di Natale. Ci siamo cimentate in involtini di foglie di uva e riso, e una pie imburrata con le noci, che ha un nome strano egiziano che non voglio imparare.

Ho saltato l'allenamento di ginnastica artistica delle 2 perchè erano ancora a pezzi per la notte precedente, e ho deciso di prendermi il resto del pomeriggio per me stessa per rilassarmi con un buon libro e guardare un film.
Alle 8 Nika è venuto a prendere me ed Erin e siamo andati con Nedal in downtown Minneapolis al villaggio di Babbo Natale, e poi a cena fuori alle 11 di sera (era la mia seconda cena, giusto per dire..)

Il 24 mi sono svegliata con un sorrisone. Ero emozionatissima per il Natale Americano, stranamente neanche un pizzico nostalgica. Ho aiutato con le pulizie, e ho fatto skype per un bel po' con i parenti riuniti in Italia per il cenone.
Anche se non ero lì, stavo bene. Ho il doppio dei parenti, il doppio dell'affetto, il doppio dell'esperienza e anche il doppio dei regali.. cosa si può chiedere di più?

Il regalo più dolce
Il cibo era ok, sicuramente meglio dei 7 pesci che mangiamo di tradizione in Italia.
Alle 5, mezzanotte italiane, mi sono alzata un momento da tavola per partecipare su facetime all'annuale processione di Tuscendidallestelle che si fa a casa mia. Una pazzia, italiana come non mai, che nessuno capirà mai. A parte noi.
Vedere tutte quelle faccine sullo schermo sorridere e dirmi Buon Natale con gioia, con quel mi manchi sulla punta della lingua che non veniva mai detto per non farmi venire nostalgia, mi ha scaldato il cuore.

Il giorno di Natale abbiamo aperto i tantissimi regali che c'erano sotto l'albero. Ne ho ricevuti un bel po', e sono stata messa sullo stesso piano dei miei due fratelli, il che mi ha commossa. Ora non sto qui a raccontare della nuova sciarpa morbidissima o delle bustine di tea. Non importano così tanto i regali, ma tutto quello che so che c'è dietro.

Dopo pranzo siamo andati dai parenti paterni, e abbiamo passato lì il resto della giornata.
Tra dolci, monopoly e wii con i ragazzi, si è rivelato un bel Natale dopo tutto.

Ieri abbiamo festeggiato un tardivo Natale tra di noi: io, Kat1, Kat2, Monica, Nedal, Jack, Sab ed Erin siamo andati a pattinare sul ghiaccio indoor, sotto mia richiesta.
Uno strano uomo mi ha approcciata diverse volte dicendomi che assomigliavo terribilmente a una persona che conosceva, e l'ho trovato molto creepy.

Quando una ventina di giocatori di hockey si sono letteralmente buttati nella pista alle 11.30, siamo andati via e Jack ci ha portati al mall. Fare shopping senza soldi è una sofferenza, soprattutto se ci sono i saldi di Natale e la tua carta di credito è bella ripiena di cash arrivato dall'Italia come regalo.
Mi sono limitata a guardare le vetrine, e a pensare a quello che comprerò prossimamente.

La troupe migliore
Tornata a casa, dopo un paio di belle scamorze italiane per cena, sono andata a casa di Blair per uno sleepover con la squadra di ginnastica artistica. E'statalacosapiùnoiosadisempre. Il divertimento americano non è sempre come quello dei film. Davvero. Tutti al cellulare, senza parole. Siamo la generazione di quelli che non sanno che dirsi.

Stamattina mi sono svegliata con abbondanti 10cm di neve. Non nevicava da tempo, le temperature si aggirano intorno ai -5 gradi: è un tempo inusuale in Minnesnowta, e per fortuna.
Scendo a mangiarmi un mustacciolo per merenda, che un po' di casa nello stomaco non fa mai male, e poi a fare la spesa con la famiglia.

Si conclude così la settimana del mio Natale Americano, meraviglioso e sorprendente. Mi chiedo se questa felicità sia normale per me, o se sono davvero cambiata così tanto in meglio come tutti dicono.
Qualunque sia la risposta, questa Livia mi piace davvero.

Buon Natale a tutti


Questo spiega tutto. Sono troppo io






sabato 20 dicembre 2014

Ultima settimana di scuola

Il Natale, bambino mio, è l'amore in azione. Ogni volta che amiamo, ogni volta che doniamo, è Natale.

L'ultima settimana di scuola è stata strana, a denti stretti, dura e lunga. 
Già da Lunedì non ce la facevo più, e vi spiego meglio, per quanto posso. 

Ogni volta che abbiamo una gara di ginnastica artistica rimaniamo dopo scuola fino alle 10.30 di sera. Anche se non gareggio mai, sono sempre andata per ''supportare la squadra'', come mi chiedevano di fare. Questo martedì però, non mi sentivo di andare, dato che avevo molto da studiare per tutti i compiti in classe finali prima delle vacanze. 
Ho mandato un'email alla mia coach dicendo che non sarei andata, ma la risposta è stata durissima. Per questioni di privacy non posso fare nomi, nè raccontare cosa sia successo, ma vi basti sapere che gli episodi successivi di questa settimana girano tutti intorno a quelle email ricevute, a quelle domande insidiose, ai miei pianti a mezzogiorno a mensa, al mio colloquio esausto con l'amministratore scolastico. 

Probabilmente lascerò la squadra. Un po' per mia scelta, un po' per scelta di qualcun altro. E mi dico che va bene così, perchè se le cose finiscono significa che ci sarà qualcosa di migliore ad aspettarmi. Prenderò una decisione finale probabilmente alla fine delle vacanze di Natale, ma dentro di me la risposta è già arrivata.

Quindi insomma.. una settimana triste, mi tocca dirlo, che non ne avevo di così dai vecchi tempi della nostalgia 3 mesi fa. Ma proprio questo abbattimento, questa richiesta continua di forza, di concentrazione, mi ha fatto aprire gli occhi su quello che ho intorno: le mie amiche. 

Le mie amiche Americane sono diventate la mia quarta famiglia, dopo quella vera, quella americana, e dopo le mie amiche Italiane. Hanno seguito con me tutta la vicenda, e mi hanno consigliato e supportato continuamente. Ana Giovedì mi ha fatta trovare questo bellissimo biglietto nell'armadietto che davvero la dice lunga di quanto sia una ragazza preziosa. E Sab ieri mattina a scuola mi ha portato la mia cioccolata calda preferita di Caribou, andata a prendere apposta per me prima di scuola. 

Sono tutti dalla mia parte. Loro, mamma, mia sorella, la mia famiglia americana, e perfino il mio dean. Per me questa è una battaglia vinta in partenza. 




Ieri finalmente è finita la scuola. Fino al 5 Gennaio dell'anno prossimo niente alzatacce alle 5, niente compiti per casa, niente conti alla rovescia. Relax. Amiche. Regali. Pace.
Dopo allenamento sono andata con Erin alla festa di Katie. Ho mangiato più brownies del dovuto, e abbiamo giocato a lupus in tabula, che loro chiamano Mafia. E' stata una serata tranquilla e divertente, direi un bel modo per cominciare le vacanze.

Oggi, mentre vagavo a caso sul mio cellulare, ho ritrovato una vecchia pagina di diario che scrivevo di 19 Agosto: ''di fronte alla partenza le parole giuste iniziano finalmente ad arrivare. La fragilità, gli alti e bassi, l'incertezza, la felicità e poi la paura. C'è tutto. Un mega mix. Mi salgono di nuovo le lacrime agli occhi solo a pensare a quello che è appena finito. La più bella festa della mia vita, quello che non mi sarei mai aspettata, fino all'ultimo. Fino all'attimo in cui ho visto con i miei occhi. [...] Sono stati tutti degli arrivederci difficili alla fine, ma 1 anno passa subito e mi aspetta una cosa pazzesca. E io non vedo l'ora. E ora lo posso finalmente dire: io sono pronta.''

Dicevo ''io sono pronta'', anche se in realtà non sapevo nulla di quello che mi aspettava. Cercavo solo di non avere paura.  Nessuno sa perchè, ma volevo partire.

E ora che sono qui, il motivo l'ho capito.

Ho capito che è stata la scelta giusta, perchè essere giovani è fare esperienze. E se questo comporta stare lontani per un po', ne vale la pena. Perchè non sono le persone che ci circondano o il luogo in cui ci troviamo che contano, ma siamo noi. La felicità la si può trovare ovunque ed in chiunque, se si sa guardare nel verso giusto. 

Da quando sono qui, la felicità la trovo un po' dappertutto. Il biglietto lasciato nell'armadietto da Ana è felicità. La cioccolata calda che mi ha comprato Sab è felicità. I messaggi arrivati dall'Italia durante la notte sono felicità. Chi prova a parlarmi italiano, quel ragazzo sul pullman che mi lascia passare prima ogni mattina, gli amici con cui sedersi a mensa, la doccia calda quando torni a casa, e perfino la connessione internet che funziona. Ogni piccola cosa.

Sono passati quattro mesi da quando sono atterrata a Minneapolis, dalla serata più indimenticabile di sempre e da quel ''sono pronta'' scritto con decisione.  E ho capito che pronti, alla fine, non ci si sente. Ma se si guarda sempre in basso prima di buttarsi, si finisce per non volare mai.  Ma io, ora, sto volando.

E quando la mia host mum, 5 minuti fa, si è avvicinata a me e alla fine di un lungo discorso del più e del meno mi ha detto: ''You're not my exchange student, you'll always be my Italian daughter'' allora ho capito che non importano tutte quelle stupidaggini che stanno succedendo con la squadra. 

Davvero, non importa.

Ci sono cose migliori per cui vale la pena sorridere.

domenica 14 dicembre 2014

Di countdowns e fotografie

+186 giorni dall'inizio dell'estate 2014
+115 giorni da quando ho lasciato l'Italia
-44 giorni a quando rivedrò mamma
-174 giorni a quando lascerò l'America
-220 giorni al concerto di Jovanotti 
''Per quanto tempo è per sempre?'' ''A volte, neanche un secondo.''

La settimana è cominciata di 8 Dicembre. Mancavano 23 giorni alla fine dell'anno, ed era l'Immacolata. Sarei dovuta essere a casa a Sulmona a fare l'albero di Natale e giocare con le collane d'oro come fossero serpenti. Avrei dovuto fare il presepe, che è sempre stato il mio compito.
Senza di me, nessuno lo ha fatto.

E invece sono qui. Un Natale un po' diverso, ma questo non significa che non sia bello. 'Not good, not bad: just different', come ci diceva la WEP prima di partire.

L'8 Dicembre in America non si festeggia niente. Ci si sveglia e si va a scuola come un normalissimo giorno. Abbiamo avuto un carbo load di ginnastica artistica, che è una serata in cui, dopo l'allenamento, si cena tutte insieme e si mangiano principalmente carboidrati, in modo da fare scorta in vista di un evento importante e faticoso. In questo caso, la gara di Martedì.

Non ho gareggiato, ed è la seconda volta che decido di non farlo, perchè il mio livello è ancora troppo basso e non voglio abbassare il punteggio della squadra intera solo per colpa del mio. In ogni caso sto migliorando, quindi spero di partecipare molto presto. E la gara è andata benissimo e ci siamo riportate a casa due belle vittorie sia in varsity che junior varsity.

Mercoledì ho cominciato il twelve days of Christmas con Katrina 1 e 2, Ana, Sab, Jack, Nika, e Monica. Ad ognuno è stato assegnato in segreto (abbiamo pescato biglietti) un'altra persona, e per 12 giorni (fino alle vacanze di Natale cioè) dobbiamo mettergli nell'armadietto un piccolo regalo. Alla fine faremo una festa in cui ci daremo i regali finali, cioè quelli più grandi.
E' stupendo perchè mi da un motivo per andare a scuola, con la curiosità di aprire il mio armadietto e vedere cosa ci trovo dentro quel giorno. Da un gingerbread cookie, a della calze calde calde, il mio secret santa fino ad ora è stato adorabile.

Venerdì con la classe di Fashion Marketing siamo andati in gita al Mall of America. Per chi non mi seguisse da un po', è uno dei centri commerciali più grandi degli Stati Uniti, e si trova a una 20ina di minuti da casa mia. Abbiamo avuto una riunione nel reparto marketing, per la maggior parte noiosa e inutile purtroppo, e poi 2 ore di tempo libero per fare shopping.
Solo in America.

Timur
Ironia della sorte, torno dal Mall e vado ad allenamento. Casa, doccia, e poi di nuovo al Mall con l'host family! Stancante, ma ne è valsa la pena tornarci perchè ho comprato gran parte dei regali di Natale per loro. Io, per me però, ancora non mi compro niente. Tirchia.

Al Mall siamo andati noi 4 con Timur, un exchange student da un paese impronunciabile che ho conosciuto in chiesa a Settembre. Timur è una di quelle persone strasolari, divertenti e senza peli sulla lingua. Può essere terribile se vuole, un po' come me, ma il resto del tempo è la persona perfetta con cui passare un weekend. Infatti è tornato anche Sabato mattina, alle 10 quando io stavo ancora dormendo.. ehm..

Makeup by Timur

Il programma era film e perdita di tempo fino ad ora di pranzo, e poi avremmo organizzato un photoshoot indoor e outdoor. Lui è un makeup artist di lavoro nel suo stato impronunciabile, io fotografa di hobby. Entrambi amiamo la moda e i fashion blogger. Il mix perfetto.

I risultati sono mitici. Non ho mai indossato così tanto trucco, e non mi sono mai piaciuta con troppo trucco, ma lui ha fatto un lavoro STUPENDO. Le mie foto le devo ancora lavorare su photoshop, ma le sue e quelle della mia sorella ospitante mi piacciono da morire.

Così si è conclusa un'altra settimana. 5 giorni di scuola alle vacanze di Natale.
E non vedo l'ora, se solo tutte le canzoni di Natale che esistono al mondo non cantassero ''i'll be home for Christmas''..

Livia

sabato 6 dicembre 2014

Thanksgiving break

Che fine ho fatto? Il mio blog intelligente mi ha cancellato il post quasi completo due settimane fa, e da lì mi è passata la voglia di riscriverlo da capo, dato che ci avevo messo davvero un sacco di tempo. Non so perché la modalità foto a quanto pare non funziona tanto bene, e quando inserisco una didascalia qua esplode tutto.
Quindi.. Sarò breve e concisa, dato che devo raccontare quasi un mese in un solo post.

Partiamo da dove eravamo rimasti: ultima settimana di scuola prima del thanksgiving break.
Scuola, allenamento di ginnastica artistica tutti i giorni per 2.30h, cena, compiti, dormire e ricominciare. Monotono, a parte per alcune variazioni:

Mercoledì era l'International Education Day e ho dovuto fare una presentazione sulla mia nazione, insieme ad altri 5 exchange students, nella nostra chiesa. Ho cercato di spiegare alla gente quanto l'Italia non sia quello ammasso di stupidi stereotipi che loro credono. Che non siamo tutti mafiosi, che la salsa Alfredo non è italiana, e neanche le polpette negli spaghetti.

Ho trovato la ricotta..
Ho provato a spiegare cos'è un centro città, le vasche per il corso, i due baci sulla guancia quando ci si incontra (''When you meet someone (whoever) you kiss on the cheek, left first, right second. But you don’t really put your lips on their skin. You just kind of make a kissing sound while you do it. If you plant a big wet one on someone you’ll scare them.''), l'aperitivo con gli amici, le castagne nel cartoccio di una sera di ottobre, la copiata a un compito in classe, il motorino, il pane fresco, la ricreazione a scuola, la pasta tutti i giorni a pranzo.

.. e le castagne. Ho pianto.
Ma non capivano, e credo che non capiranno mai. Perché se non sei Italiano, l'Italia non la capisci e la passeggiata per il corso ti sembra una perdita di tempo, e la pasta tutti i giorni ti sembra un carbo load inutile e continuo.
Io, almeno, ci ho provato.

Venerdì c'è stato il compleanno di Maya. Sono stata contentissima di scoprire che eravamo solo in 7 perchè aveva invitato le persone a cui teneva di più, tra cui ero inclusa anche io. La gioia!
Abbiamo guardato un film, mangiato la pizza buonissima che ha cucinato la madre (mi sento di dire che è stata la prima è ultima pizza, degna di essere chiamata tale, che ho mangiato fino ad ora qui) e ringraziato 1000 volte per la torta al cioccolato a 7 strati con gelato alla vaniglia. La volevo tutta.

Più tardi durante la serata abbiamo iniziato a chiacchierare di argomenti che per loro sono considerati tabù, ma di cui in Italia se ne parla in tranquillità anche con i genitori. Mi facevano una tenerezza quando abbassavano la voce parlando di ''quel mio compagno di classe che una volta ha fumato una sigaretta!'', quando qui la gente fuma canne prima di entrare in classe di prima mattina. Per non parlare di sesso poi. Hanno un anello di castità che daranno quando si sposeranno.
Ah Stati Uniti, che bigotti.


Sabato sera sono andata a vedere Mockingjay con Katrina1 e 2, Sab, Erin, Sara, Nika, Jack, Monica, Ana e chi più ne ha più ne metta.
Il film mi è piaciuto tantissimo, come sempre d'altronde, ma si è interrotto nel momento più bello, nel momento cruciale, lasciandomi con l'amaro in bocca. Soprattutto perchè a pensare che il prossimo film lo guarderò in Italia, nella mia vecchia vita, con gli amici di sempre, mi fa sorridere e rabbrividire allo stesso tempo.

''Prof mi posso stendere per terra?''

Da lì è iniziato il Thanksgiving break, 9 giorni di vacanza che gli Americani si concedono solo perchè nel 1623 i Padri Pellegrini avevano fatto un bel raccolto e decisero di ringraziare Dio. Okay.
Per quanto ho potuto ho cercato di dormire, ma gli allenamenti di ginnastica artistica alle 9 di mattina lunedì e mercoledì, e il volontariato alle 10 per il diversity council di cui faccio parte, non mi hanno aiutata così tanto..

Thanksgiving day
Giovedì però ho potuto dormire più tardi perchè era il Thanksgiving Day e saremmo andati a casa della nonna soltanto per le 3. Mi hanno detto di saltare il pranzo e la colazione, perchè il pasto delle 3 mi avrebbe riempita completamente, ma quando poi quel giorno ho finito di mangiare, mi sono resa conto che tutto questo cibo di cui tanto parlano non è niente in confronto a una qualsiasi Domenica in famiglia italiana. O Natale. O capodanno. O un matrimonio. O qualsiasi cosa.
Certo, i 4 pezzi di torta finali che mi sono mangiata mi stavano per far rimettere tutto quello che avevo nello stomaco, ma vi assicuro che in Italia siamo abituati a molto molto di più.

Sofia aveva organizzato una festa in piscina a casa sua (perchèsìleihaunapiscinainternaaffiancoallasuacameramaledettiamericanimilionari) e mi ha invitata. Abbiamo nuotato (ovviamente), cantato, mangiato pizza e giocato a funcos con tanto di premi. Bella serata.

Io e Erin
Sabato invece io, Kat, Katrina, Sab, Monica, Sam, Ana, Jack, Sara e Nika siamo andati in downtown Saint Paul a pattinare sul ghiaccio.

Io, Sam e Sara
Saint Paul è bellissima, e mi ha fatto sentire davvero a casa perchè finalmente ho visto qui un centro città dove passeggiare, fermarsi ad un bar e mangiare qualcosa.
Perchè apparte per queste città così grandi (Saint Paul è la capitale del mio caro Minnesnowta) tutti gli altri paesini non hanno un centro, non ci sono negozi o ristoranti in giro.. Solo case, case, strade e scuole. Poi c'è sempre un centro commerciale, dove praticamente la gente va a passeggiare quando non ha nulla da fare, e mi dico che va bene anche così, ma poi si finisce sempre per spendere più del dovuto. Ogni weekend. Ogni santissima volta.

Lago ghiacciato
Finito il Thanksgiving break è iniziato Dicembre. Di già, o ancora? Non lo so neanche io. Ho dei sentimenti contrastanti fortissimi. Mi sembra che il tempo passi velocissimo e che non passi mai. Che tra poco e tra un'eternità tornerò a casa.

Sono 107 giorni che vivo qui. 107 giorni che ho lasciato l'Italia, il mio amore, la mia famiglia, i miei affetti. 107 giorni che affronto le cose in un modo diverso, con il sorriso più grande, e con la lacrima della nostalgia quando ci vuole.

Mi chiedo quante cose mi stia perdendo.
L'altro ieri è nato Domenico, il bambino più bello di sempre, figlio di due carissimi amici di famiglia. Così stretti che anticiparono il loro matrimonio a Luglio così che potessi esserci anche io prima di partire. E ora vorrei essere lì, prenderlo in braccia, abbracciare tutti e 3 e vederli finalmente insieme.
Vorrei essere lì ora che mia sorella ha appena preso la patente, ed è diventata grande tutto di un colpo.
Ora che le mie migliori amiche si sono tutte fidanzate, vorrei essere lì per un'uscita a 6, o a 8, e ridere e sorridere tutti insieme.
Vorrei essere lì per quel grande evento che mia madre organizza ogni anno l'8 Dicembre, per supportarla, aiutarla e alla fine dirle quanto è stata brava.
Vorrei essere lì oggi per partire con il mio Interact per una nuova distrettuale, ballare, cantare, conoscere gente e non dormire mai.
Vorrei essere lì dopodomani, quando faranno l'albero di Natale, senza di me per la prima volta. E anche oggi che Margherita ha un esame importante, e tra 10 giorni per l'annuale saggio di danza di Natale.
Vorrei essere lì tutti i giorni, per abbracciarli ad uno ad uno, che questo maledetto schermo mi illude tutto il tempo. Per dare quel bacio che mi manca. Per dormire con chi amo. Per strapazzare i miei genitori di coccole.

Ma quante persone vorrebbero essere qui? Andare a scuola in un bus giallo, entrare in classe di corsa perchè sei stato troppo tempo a chiacchierare con l'amica appoggiata all'armadietto, allenarsi nella proprio squadra e vincere una squadra, andare al ballo come nei film, migliorare una lingua e peggiorarne un'altra, mettersi in gioco tutti i giorni, innamorarsi di un professore di 24 anni, essere una cheerleader, impazzire al Black Friday, dire di avercela fatta.

Ho imparato che nella vita non si può avere sempre tutto. Io la mia scelta la feci. Scelsi di rischiare.
E sì, è vero che vorrei essere lì, ma è vero anche che voglio essere qui allo stesso tempo. Vorrei dividermi e poter vivere entrambe le vite.

In attesa che inventino la bilocazione, decido di restare qui e finire la mia corsa. Anche senza fiato.

.