martedì 28 aprile 2015

I weekend migliori

Ho 3 settimane arretrate su cui aggiornarvi. Aprile sta volando e io ho perso il conto dei giorni.

La prima settimana (6-12 Aprile) è stata molto tranquilla a scuola.
Ho avuto un test in storia molto discutibile sulla guerra in Vietnam, argomento che odio con tutto il mio cuore. Non sono d'accordo innanzitutto con gli ideali che li hanno spinti a portare 500,000 giovanissimi soldati americani in Vietnam per combattere una guerra in cui loro non c'entravano dall'inizio alla fine, e poi altri 100 motivi che non starò qui ad elencare. Quando la studierete anche voi in America avrete occasione di alzarvi in classe e dire la vostra. Fatto sta che ho studiato lo stesso e mi sono portata a casa il mio solito 93%.

Mercoledì nuova riunione del mio Photo club. Abbiamo lavorato sul nuovo progetto/pagina Facebook Humans of Mounds View (versione di Humans of New York nella nostra scuola). Se volete dare un'occhiata questo è il link: https://www.facebook.com/humansofmoundsview?fref=ts

Venerdì Egg Roll Party a casa di Katie con una grande troupe (Erin, Sara, Gretchen, Hannah, Erika, e gente che non ricordo), cibo fritto, mani unte, pance piene e sorrisi grandi.

Sabato è arrivato il caldo. 0 gradi al mattino e 25 a mezzogiorno, e ancora non capisco come vestirmi. Ho deciso di andare a correre 2km un giorno sì e uno no, e fino ad ora sono stata abbastanza brava a rispettare l'impegno. Quella mattina ho corso per la prima volta e poi sono andata a casa dei nonni a cucinare spaghetti al sugo e parmigiano, due chiacchiere e sole sul patio.

Domenica c'era di nuovo un sacco di sole, quindi io ed Erin abbiamo preso lo skateboard e siamo andate al parco a far volare gli aquiloni come in un film.


La seconda settimana (13-19 Aprile) è stata calda, calda, meravigliosamente estiva. A scuola era la respect week e c'era un tema su cui riflettere ogni giorno. Si è conclusa Venerdì, quando decine di ragazzi hanno partecipato al Silence Day, giorno in cui si impegnavano a non parlare per 24h per un ideale ben preciso. In classe di mate c'era un ragazzo che aveva aderito, quindi qualsiasi domanda che aveva durante la spiegazione la scriveva su un bigliettino e la passava al professore.

Sabato io, Katrina e Jack siamo andati da Perkin's per una tipica colazione grassa americana a pancakes, waffles e milkshakes. La parte dell'America che mi mancherà insomma.


Domenica ho fatto un salto al mall con la mia host mum. I miei mi avevano mandato dei soldi per Pasqua e volevo comprarmi qualcosa, ma sono tornata a casa a mani vuote. Neanche da Abercrombie ho trovato nulla, nonostante i saldi perenni. Amen.

Intanto mi sono beccata un gelato da Godiva.


Quindi eccoci qui alla terza settimana (20-26 Aprile), quella appena finita. E' stata una delle più belle da quando vivo qui in America.
La settimana a scuola è stata molto normale, a parte martedì che noi seniors non siamo andati a scuola perché avevamo una conferenza/giornata di animazione/cazzeggio in preparazione per il diploma.
Il bello però è arrivato nel weekend.

Per iniziare in bellezza Venerdì ho fatto volontariato in una raccolta fondi in una scuola elementare della città. Si organizzavano tornei, giochi, si compravano cose da mangiare, biglietti della lotteria, ecc. Io era in una delle stanze a fare face painting con Erin ed Emma. La fila fuori era lunghissima. Ho dipinto dalle 16 alle 21 quasi 50 bambini.

Sabato poi è stato un giorno da 10 e lode. Io, Ruth, Sara e Mei siamo andate in centro a Minneapolis per la Holi Color Fest, la cosa più divertente del mondo. Vi lascio alle foto che spiegheranno molto meglio delle mie parole.


Sara, Nika e me

Io e Sara

E così un'altra cosa è stata spuntata tra quelle da fare prima di ripartire.


Domenica giornata ancora più bella in famiglia. Siamo andati in downtown Saint Paul (capitale del Minnesota) a fare la caccia al tesoro delle statue di Snoopy, abbiamo fatto merenda in un ristorante messicano, fatto un giro da IKEA e già che ci stavamo anche un passeggiata al Mall of America. Al Mall presa da un impeto di follia/coraggio/maturità ho fatto una cosa che avevo rimandato per 9 ANNI. L'avevo detto che l'America mi ha fatta crescere.
(Ps. Non scriverò cosa sia sul blog per questioni di ''sicurezza personale''. Se volete scrivetemi su Facebook)




Per festeggiare prima di tornare a casa ci siamo fermati da Mikey's e abbiamo cenato lì. E' un ristorante in perfetto stile americano anni 50, con cibo unto fritto schifoso, hamburger, bacon, patatine, sedie rosse al bancone, e juke box.


3 settimane, meravigliose, eccole qui.


sabato 18 aprile 2015

Q&A

Nel post di Sabato scorso vi avevo promesso un Q&A. Grazie a tutti quelli che mi hanno mandato delle domande, e quelli che si sono interessati alla mia 'storia'.

Secondo te di quanto è migliorato il tuo inglese dalla partenza? Dopo quanto tempo sei riuscita a fare discorsi e sostenere una conversazione senza problemi in lingua inglese? 
Non vi nascondo che il mio livello di inglese era già abbastanza alto in partenza, prima di arrivare in America. Quindi il grande shock per l'incapacità di farsi capire dagli altri in realtà non l'ho mai veramente avuto. Certamente il mio livello di inglese è migliorato da quando sono arrivata, ma non me ne sono resa conto subito. Soltanto dopo mesi, riguardando indietro ci si rende conto di quante cose non non si sapessero dire, pronunciare, capire. Direi che già dopo i primi 3 mesi si parla senza problemi, e non vi preoccupate che l'inglese in un modo o nell'altro lo imparerete. (Ma l'accento, quello mai..)

Come sei entrata nelle cheerleaders? 

Ho mandato un'email alla coach dicendole che anche se gli allenamenti erano iniziati già da 3 settimane, ci tenevo veramente a provare ad entrare in squadra. Lei mi ha risposto dicendomi di mandarle un video della coreografia della squadra, quello della kick line, foto della spaccata destra e sinistra e video del salto toe to toe (non so come si chiama in Italiano). Ho contattato 2 ragazze della squadra, sono venute a casa mia il giorno dopo e mi hanno spiegato le coreografie e aiutato a mandare tutto. Mandata l'email alla coach, dopo 3 giorni mi ha risposto dicendo che ero in squadra! #lagioia 

Hai qualche consiglio per adattarsi bene? 
Accettate le differenze, fatevi avanti, non siate timidi, non dite mai di no, provate tutto, godetevi l'esperienza, guardate i lati positivi. 

Riuscivi a seguire bene le lezioni appena sei arrivata? E ora?
Appena sono arrivata capivo ma non tutto. Mi ero portata un vocabolario tascabile dall'Italia e almeno nella classe di Inglese cercavo le parole che non capivo. Per Matematica facevo domande ai miei compagni di banco e stavo concentratissima tutto il tempo. Qualche volta sono rimasta dopo scuola per chiedere aiuto extra. Dopo 1 mese, già avevo tutte A. E anche ora. Ce la farete senza problemi.

Con gli amici come ti sei trovata? Ti sei integrata facilmente? 
Non direi facilmente, ma neanche con troppa difficoltà. Ho dovuto timidamente scrivere a gente che conoscevo a malapena di invitarmi nei weekend a fare qualcosa, chiedevo i numeri di telefono dei miei compagni di classe, li aggiungevo su Facebook, cercavo di parlarci. All'inizio ci si sente un po' impotenti. Non avendo amici non si ha quella libertà di chiamare e organizzare, ma piuttosto si aspetta che siano gli altri a fare programmi e siano abbastanza interessati a te da volerti includere. Dopo 2-3 mesi si capisce quali sono gli amici e quali no, con chi uscire e cosa fare, e da lì fila tutto liscio. 

Com'è stato il primo giorno di scuola? E' stato difficile farsi degli amici e parlare con ragazzi i primi giorni?
Il primo giorno di scuola è stato una gran confusione. Mi sembrava di essere in un film, ero felicissima ma allo stesso tempo persa. Non sapevo come funzionasse il sistema, la fila alla mensa, dove fossero i bagni, dove scrivere i compiti, dove sedermi in classe, come comportarmi. Ma questo fa parte del gioco. Dopo qualche settimana verrà tutto molto naturale, ci vuole ''soltanto'' fiducia, forza e pazienza. Parlare con i ragazzi non è difficile, ma bisogna cercare di non essere timidi e di intrufolarsi nelle conversazioni altrui (molto maleducato, lo so). All'inizio vi sentirete a disagio, non saprete con chi sedervi a mensa, capiterà che qualcuno rida del vostro accento o che non siano interessati a voi. Andate avanti, a testa alta. Una vita non si costruisce in due giorni.

Come sono stati i primi giorni con la host family? Ti sei trovata subito bene con loro?
Come per la scuola e gli amici, anche con la famiglia probabilmente non vi troverete bene subito, ci vorrà un po' per adattarsi ma non scoraggiatevi!. La mia host family cercava di rendermi partecipe, ma a me non piacevano alcuni loro modi di fare e alcune regole. Ero spaesata appena arrivata, e avevo un gran bisogno di fare Skype e raccontare/confrontarmi con la mia famiglia in Italia, ma secondo le regole non potevo chiamare casa. Non ero abituata a vivere con i peli di gatto, a condividere il bagno con persone che non conoscevo, a lasciare la porta della mia camera aperta tutto il giorno e così via. Insomma, le prime settimane tenete duro, che tutto alla fine avrà un senso. Sono stata fortunatissima ad avere la host family che ho, ma ci ho messo un po' a capirlo e va bene così! :)

Dopo 8 mesi in America, puoi dire di sentirti a casa? 
Questa è una domanda difficilissima. Sì, mi sento a casa, ho una famiglia, degli amici, conosco la città, le persone, la scuola. Ma allo stesso tempo questa non è casa mia, non lo sarà mai. Casa mia e' l'Italia, è Sulmona, è il posto dove sono cresciuta, la famiglia che mi ha dato vita, il posto a cui appartengo. 

Se ne avessi la possibilità, ti piacerebbe tornare a vivere in America?
Ci sono molti exchange students che finiscono per fare il college in America e trasferirsi qui, ma non sarà il mio caso. Stando qui ho scoperto di amare il mio paese molto più di quello che credevo, e non vedo nient'altro nel mio futuro se non la mia Italia. Nonostante sia un paese con poche possibilità, senza meritocrazia, con problemi e incoerenze, io nell'Italia ci credo ancora (ma l'Italia crede in me?..)

Ti capita spesso di essere invitata a feste o di uscire il weekend con gli amici?
Come ho detto prima all'inizio no, difficilmente si trova qualcosa da fare perché le amicizie sono ancora veramente superficiali. Ora certo ormai esco ogni weekend, mi invitano a delle feste o propongo io di fare qualcosa. Che sia andare al mall, uno sleepover, una cena fuori o una passeggiata al parco o in downtown, i weekend sono sempre la parte più divertente! 

Dove trovi il tempo per scrivere? 
Bella domanda. All'inizio il tempo per scrivere non ne avevo per niente. Ero completamente assorbita dalla scuola e l'inglese 24 ore al giorno. Arrivavo a sera stanchissima e l'ultima cosa che volevo fare era scrivere sul blog. Se guardate la cronologia qui a destra (se siete dal computer) vedrete che scrivevo 2-3 volte al mese. Con il tempo si capisce il meccanismo e ci si costruisce una routine, e tempo per scrivere ne trovo facilmente soprattutto nei weekend. 


Hai imparato qualcosa a livello di conoscenze scolastiche, o credi che la scuola italiana sia quella in cui si impara realmente qualcosa e la migliore? 
Ovviamente sì. Qui vado a scuola 5 giorni a settimane, 7 ore al giorno. Se in tutti questi mesi non avessi veramente imparato niente sarebbe stato masochismo. A matematica sto anche messa abbastanza bene. Ho preso accelerated precalc e il primo semestre era molto simile a quello della quarta liceo scientifico, anche se adesso stiamo facendo cose diverse.
Per le altre materie anche certo che ho imparato! Anzi ho imparato tantissime cose, ogni giorno! Non è solo un anno in cui si impara a vivere, a diventare grandi, a cavarsela da soli, ma si acquisiscono anche conoscenze scolastiche. 


In base a cosa mettono i voti i professori? Come testano gli studenti, solo con compiti in classe a crocette?
Dipende dalla materia e dal professore. In generale il 20% del voto finale è i compiti che fai e la puntualità con cui li consegni. Il restante 80% è compiti in classe, normalmente 5-6 per semestre. Per storia ed economia sono a crocette, per fisica e matematica sono problemi e teoria, per inglese sono temi o analisi, per tedesco esercizi di grammatica/conoscenze, e così via. Il sistema funziona benissimo e la meritocrazia regna assoluta. E' quello che amo di più dell'America. 

Come ti sei trovata con la scuola? Era difficile?
No, assolutamente. Per noi che veniamo dall'Italia, soprattutto per chi viene dal liceo, siamo abituati a studiare 24/7, e la scuola Americana in confronto è veramente una passeggiata. Non avete niente di cui preoccuparvi. 

Ti ha aiutata qualcuno a scegliere il livello delle materie che fai adesso in America? Come hai fatto a scegliere le classi senza sapere il loro programma preciso? 
Ogni studente della scuola, inclusi exchange students, ha un dean cioè un tizio responsabile di aiutarti nel tuo percorso scolastico. Ti aiuta a scegliere le materie, a risolvere problemi, a piangere sulla sua spalla, a supplicare per il diploma, ecc. Le classi hanno un paragrafo di sintesi degli argomenti che affrontano, quindi se sapete cosa dovreste fare in Italia un minimo sapete cosa scegliere lì leggendo la descrizione della classe. Se ci si accorge dopo i primi giorni di scuola che la classe è di livello troppo facile/difficile/inutile, si può cambiare senza problemi.
E poi, diciamocelo, si studia l'estate. Godetevi l'anno. 



Concludo questo post con la domanda più difficile. 

Tommaso mi ha chiesto: Hai paura per il ritorno? 

Caro Tommaso, proprio oggi tornata a casa e facendo due chiacchiere con la mia host mum in cucina, abbiamo riflettuto sul fatto che manchino soltanto 7 settimane e siamo scoppiate a piangere abbracciate. Da quando sono arrivata e ho cominciato a costruirmi una seconda vita, quella negli States, ho creato dei legami stretti e indescrivibili. Se ripenso a tutte le amicizie fatte, i patti accordati, i sorrisi regalati e le persone che dovrò lasciare, mi viene una fitta al cuore. Già mi vedo il 29 Maggio, l'ultima tratta sul pullman giallo alle 2.05, Jovanotti nelle orecchie, gli occhi fuori dal finestrino, il solito penultimo sedile a destra, e qualche lacrima che scende. Dicono che in America si piange due volte. Quando si arriva e quando si va via.
Beh, chiunque sia stato a dirlo, aveva proprio ragione. 


Livia

sabato 11 aprile 2015

Giornata tipo

You'll never change your life until you change something you do daily. The secret of your success is found in your daily-routine.

Un paio di settimane fa ho avuto l'occasione di parlare con una futura exchange student, e tra varie chiacchiere mi ha mandato una lista di argomenti che a lei ad altri ragazzi piacerebbe leggere su questo blog. Uno di questi era il post sui ragazzi americani della settimana scorsa, e un altro è appunto la giornata tipo di un exchange student in america, di cui parlerò tra poco.

Mi fa sempre piacere quando mi scrivete e fate domande, quindi vi invito veramente a farlo più spesso! O qui sotto nei commenti, oppure su instagram (theperksofbeinglivia) o facebook (Livia Masci). Chiedete tutto quello che volete, toglietevi eventuali dubbi prima di partire, che tanto io facevo la stessa identica cosa l'anno scorso!

Un ultimo avviso prima del post: la settimana prossima vorrei scrivere un post Q&A, cioè question and answer. Vi invito quindi a commentare qui sotto tutte le domande che volete farmi e io risponderò a tutte in unico post!

Okay, ho finito con le premesse, besos


La tipica giornata di un exchange student in America è piuttosto simile, ma gli orari/le regole possono cambiare a seconda dello stato e della host family. Quello che state per leggere è quello che io personalmente vivo ogni giorno.


Buio, freddo, il piumone su fino al naso e la sveglia che inizia a suonare. Sono le 5.30, ed è un altro giorno qui in Minnesota. Il sole dorme, la mia host family anche. Sono l'unica che si deve alzare in punta di piedi, prepararsi la colazione e correre a prendere l'autobus alla fine della strada alle 6.30 puntuali.

L'autista dice il solito ''Good morning'' bisbigliato e spegne le luci per lasciarci dormire ancora un po'.  Io sono stanchissima. Alle 6.58 sono davanti al mio armadietto, appendo la giacca, prendo il mio libro e mi siedo per terra ad ascoltare la musica. In una decina di minuti arrivano le mie amiche, chiedo a Kat com'è stata la sua giornata di lavoro, a Sab se ha bisogno di aiuto con i compiti di tedesco e sorrido a Nika e Jack. Poi vado via a passo veloce, zaino in spalla diretta verso la classe di tedesco. In America, se entri 3 secondi dopo che è suonata la campanella, sei in ritardo.

Tedesco, matematica, macroeconomia, storia americana e poi si va a mensa. Sono le 10.55 ma ho una fame incredibile. Faccio la fila, scelgo cosa mangiare, mi prendo la mia zuppa e i miei crackers, le posate e il tovagliolo, e vado al solito tavolo. Ci sono Hannah, Sofia, Jack, Erika, Katrina, e la mia host sister ad aspettarmi. Ogni tanto qualcun altro si aggiunge e si siede con noi. Scambiamo due chiacchiere sulla nostra giornata e mangiamo veloci perchè tra 25 minuti dobbiamo riessere in classe.

Storia americana, letteratura inglese, fisica e un'altra giornata di scuola è finita. Corro al mio armadietto a prendere la giacca e fare lo zaino: ho solo 7 minuti prima che gli autobus partano. Controllo la mappa all'uscita, trovo il numero 34, salgo giusto in tempo e i motori si accendono. Saluto Erin, metto le cuffiette alle orecchie e di solito dormo un'altra mezz'ora.

Alle 2.30 sono a casa. Mi preparo una merenda, racconto della mia giornata alla mia host mum e controllo le notifiche sul cellulare e al computer. Quando mi viene voglia, di solito verso le 4, inizio a fare i compiti e normalmente nel giro di un'ora ho già finito. Quindi perdo tempo al computer, guardo un film o leggo un libro fino ad ora di cena. Qui si mangia prima, tutti gli orari sono scombussolati, quindi sono le 6.30 di pomeriggio e sono già a tavola. Il mio host dad è appena tornato dal lavoro, ci raccontiamo delle nostre giornate, facciamo due risate e ringraziamo per il cibo che Manel ci ha cucinato.

Aiuto a sparecchiare, carico la lavastoviglie e metto da parte gli avanzi, come ogni sera. Poi vado in camera e carico qualche video di blogilates su youtube. Non lo faccio tutti i giorni, ma almeno 3 giorni alla settimana da quando sono finiti ginnastica artistica e cheerleading, mi fa sentire bene fare qualche esercizio prima di andare a dormire. Non voglia atterrare a Fiumicino l'11 giugno ed essere una palle rotolante che nessuno mi riconosce.

Dopo la mia mezz'oretta di addominali e squats mi butto in doccia, rigorosamente bollente, e mi metto il timer perchè non voglio sprecare troppa acqua che devono pagare per me. Per le 9 sono in pigiama, tapparelle abbassate e cellulare in mano. Mando qualche messaggio di buonanotte, faccio un giro su instagram, controllo il meteo per domani e poi spengo la luce.

Domani è un altro giorno in America, un'altra routine, un'altra occasione per rivoluzionare tutto completamente.

Livia


domenica 5 aprile 2015

Un articolo su di me

Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente.

Ritorniamo ai racconti delle mie ''avventure'' americane.

Tornata dal Colorado, dopo un po' di caldo preso e un po' di riposo meritato, sono rientrata a scuola. Tutto regolare: il mio armadietto era ancora lì, ho ancora difficoltà ad aprirlo, le lezioni di fisica sempre fantastiche, la fila per la mensa è sempre lunga e la zuppa sempre bollente.

Martedì ho avuto un quiz in economia e per la prima volta ho preso un 100% in quella classe, che essendo una AP è davvero difficile. Fiera di me!
Se non sapete cosa sia una classe AP, lo spiegherò presto in un post sulla scuola americana e il suo sistema. Così siamo tutti felici e sereni e ci capiamo.

Il resto della settimana a scuola è stato molto tranquillo, nella media. A parte per quando è arrivata a scuola la nuova edizione del giornale e dentro c'era un articolo tutto su di me.


Mercoledì era pesce d'Aprile, April fools day in America, e me ne sono presa delle belle da Erin. Appena sveglia ho aperto la porta della mia camera al buio delle 5.30 di mattina e mi sono ritrovata incartata nella pellicola trasparente. Scesa sotto per fare colazione ho aperto il frigorifero e ogni singola cosa che c'era dentro aveva degli occhi e mi stava fissando. Creepy.


Dato che non le era bastato mi ha anche congelato lo spazzolino da denti e ho rischiato di perdere l'autobus cercando di scongelarlo con l'acqua bollente.


A quel punto ho deciso di fare qualcosa anche io. Ho pubblicato una foto su instagram dicendo che sarei tornata a casa tra 3 giorni, e veramente, non l'avessi mai fatto! Per il corridoio mi hanno fermato persone con cui non parlavo da mesi, e sul cellulare mi ha scritto gente sorpresa/inpanicata/preoccupata. Dagli amici stretti stra felici, a persone che neanche conoscevo. Mi sono sentita importante per qualche ora.

Venerdì dopo scuola sono andata al mall con Kat, Nika, Sarah e Sab (?). Ho comprato un paio di jeans bianchi da Abercrombie (che ha gli sconti al 70%, poi mi chiedono perchè amo l'America) e un paio di ballerine rosse a 10$. Ho detto tutto.
Sabato invece è venuta Sara a casa. Abbiamo cucinato biscotti e pane alla banana, e poi ci siamo fatte le sopracciglia. Una giornata un po' così tra ragazze.

Lunedì 30 dopo scuola la mia host mum ha portato me ed Erin fuori per uno snack e una chiacchierata. Ho mangiato un bagel per la prima volta. Zucchero, cannella e formaggio alle noci, troppo buono.


Il resto della settimana è stata abbastanza impegnata ma divertente. Ho avuto un compito di mate, un quiz di storia e un test di macroeconomia, più club di fotografia e club internazionale.

Giovedì era l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Pasqua (abbiamo solo venerdì, sabato e domenica.. pasquetta a scuola!). C'è stata la cultural explosion in palestra dalle 4 alle 6 con decine e decine di ragazzi americani ma di altre etnie a rappresentare i loro paesi. Io ho rappresentato ovviamente l'Italia. Sul mio banchetto avevo la bandiera dell'Italia, il mappamondo con la distanza Minneapolis-Roma, un quadro con le città più belle e un cartellone con delle curiosità. In più avevo pasta aglio e olio da far assaggiare alla gente, e qualche gioco da fare. E' stato divertente e mi sono stupita di quante persone a scuola non sapessero che sono un'exchange student!

Venerdì mattina sono andata al mall con Katie a comprare il suo vestito per il prom, e poi mi sono presa il resto del giorno completamente per me. Ho fatto un po' di sport, bagno caldo bollente di un'ora, ho finito il mio libro e fatto le unghie.

Stamattina invece dopo una sveglia calma alle 11, con la mia famiglia ospitante americane si stupisce ancora che io sia capace di svegliarmi così tardi (questi Americani che non hanno tempo da perdere....), ho fatto un giro di chiamate Skype alla mia famiglia, zii e ragazzo.
Poi alle 2 sono andata a Minneapolis con la squad. Siamo passate al museo di arte in cui non ero mai stata, e poi abbiamo mangiato in un ristorante troppo carino dove mi sono beccata una bella pizza margherita degna di essere chiamata tale.


E niente, domani è Pasqua. Ultima festività festeggiata da sola dall'altra parte del pianeta, poi saremo veramente agli sgoccioli e tornerò a casa.
Domani faremo colazione tutti insieme, andremo a casa dei parenti, faremo la caccia alle uova come nei film e mangeremo un pranzo spero buono.

La lasagna mi mancherà, ma per una volta chissenefrega posso vivere senza.
Ti penserò lasagna.
Sempre.
La tua più fedele mangiatrice di besciamella Livia.

venerdì 3 aprile 2015

I ragazzi americani

Quando due culture si mescolano si ha difficoltà ad andare d'accordo, almeno all'inizio. Io non andavo d'accordo con lo stile di vita Americano, ma sopratutto con quello dei ragazzi della nostra età.

Immaginate le passeggiate per il corso, la colazione al bar quando si entra in seconda, l'aperitivo con gli amici, la discoteca il sabato sera. Pensate a tutto ciò ed eliminatelo dalla mente.
In America queste cose non le troverete MAI.

Ora, so che il solo pensiero vi farà rabbrividire, ma è la verità: gli Americani sono di tendenza pigri e i ragazzi non hanno il nostro stesso concetto di divertimento. Potrà sembrare un gran problema all'inizio, ma col tempo ci farete il callo. Troverete tre tipi di persone:


  1. I ragazzi Americani normali nei weekend si riposano, dormono, stanno un po' in pace dal tran tran quotidiano della scuola. Il loro migliore amico è Netflix, che è tipo il nostro Sky, e te lo dicono anche ''Netflix is my bae.'' 
  2. Troverete ovviamente anche chi ha voglia di fare qualcosa, e sono quelle le persone che dovrete farvi amiche. Con i ragazzi Americani attivi in un tipico weekend si va al centro commerciale, si guarda un film a casa di qualcuno, si mangia insieme in un fast food, si fanno pigiama party. Ogni tanto (ma raramente) vi capiteranno le feste a cui andare, che sono o i balli della scuola o quelle tipiche Americane nelle 'ville' che vedete nei film. 
  3. I ragazzi Americani popolari sono selvaggi. Fumano e bevono, (che per noi in Italiana è consuetudine, ma qui dovete considerare che è ribellione pura). Essendo nelle cheerleader, che erano amiche dei giocatori di football, frequentavo persone di un certo ''livello'' all'inizio dell'anno. Ma con il fatto che le regole in America sugli adolescenti sono così strette, e noi exchange students non siamo neanche autorizzati a toccare un goccio di alcohol, ho preferito lasciar perdere e frequentare persone più calme per non mettermi nei guai. A voi la scelta.

Comune caratteristica delle tre categorie è la superficialità. Gli Americani ti chiederanno se vieni dall'Italia e ti diranno che è cool. Stop. La conversazione normalmente finisce lì o nell'arco di 40-50 secondi. Ti incontrano per il corridoio e ti chiedono ''How are you?'' e neanche si fermano per ascoltare la riposta. L'America va di fretta, le parole non le sprecano, le relazioni non vanno a fondo. Dovrete mettere da parte il nostro calmissimo modo di vivere quando sarete all'estero, ma ne varrà la pena. In generale, una volta che li riesci a fermare, fare conversazione è piuttosto facile. A loro piacciono gli exchange students, ma finchè non gli spieghi chi sei in realtà, cosa fai, da dove vieni, tendono a non darti troppo retta. 

Ne varrà la pena perché se persistete, se continuate a fare domande, ad ascoltare la gente, a parlare, a farvi conoscere, gli amici arriveranno e sarà una gran soddisfazione. 

I ragazzi Americani non conoscono la geografia, né cosa ci sia oltre il loro naso. Al di fuori dell'America c'è il buco nero, l'ignoto. Si chiedono se l'Europa sia una nazione e se Parigi sia in Italia. Dovrete avere pazienza, ma loro non hanno la fortuna di viaggiare come l'abbiamo noi. Non fanno gite scolastiche all'estero, o viaggi con la famiglia. Si muovono soltanto di stato in stato all'intero degli Stati Uniti, come se fuori fosse un altro mondo. 

I ragazzi Americani lavorano da quando hanno 16 anni. Tutti (o quasi). Loro crescono con la concezione che le cose bisogna sudarsele, il che secondo me è un bellissimo insegnamento, e quindi i genitori li mandano a lavorare a partire dal loro sophomore o junior year. Lavorano per supermercati, fast food o case di riposo normalmente. Guadagnano una paga minima, e mettono da parte per pagare il college. 

I ragazzi Americani si innamorano, ovviamente, come tutti noi (non sono alieni ahah). Ma il baciarsi in pubblico è quasi un tabù, sopratutto a scuola, dove addirittura è vietato! In America non ci sono i centro città in cui uscire per una passeggiata (a meno che non viviate in un'area metropolitana) quindi queste relazioni si limitano ad incontrarsi a casa con i propri genitori presenti e sorveglianti, o uscire per un centro commerciale/cinema/bar. Mi dispiace per loro, gliel'ho sempre detto. 

I ragazzi Americani raramente conoscono bene una seconda lingua, e pensano che noi Italiani che ne sappiamo a volte 3 o addirittura 4, siamo dei geni. Dovrete dire tante cose in italiano per far sentire come ''suona'', perché ve lo chiederanno in continuazione. Sopratutto dovrete insegnarli a dire spaghetti, pasta, pizza e tutte queste cose che loro pronunciano in maniera oscena. Ameranno il vostro accento e vi diranno che è cute per tutto l'anno, anche se voi con tutti gli sforzi che starete facendo per migliorare l'inglese, vi arrabbierete un po' quando a Maggio ve lo staranno dicendo ancora. 


I ragazzi Americani (molti di loro) fanno sport per la vita. Si allenano, corrono, saltano, sollevano e fanno sport a scuola tutti i giorni. Che poi quando tornino a casa si mangino 5 hamburger e riprendano tutto il peso, è piuttosto scontato, ma intanto amano muoversi e questo è okay. 

I ragazzi Americani guidano a 16 anni, e questo gli da una libertà e autonomia senza limiti dato che qui non ci sono trasporti pubblici. Normalmente danno passaggi volentieri, quindi su questo non dovreste avere troppi problemi. Semmai offritevi di aiutare con la benzina. 

I ragazzi Americani hanno un forte senso di appartenenza. Appartenenza sopratutto alla propria nazione e alla propria scuola. Cantano l'inno in classe alle 9 ogni martedì, hanno la bandiera Americana sulla porta di ogni casa, in ogni aula, ogni parcheggio, molti negozi. Credono nel loro paese, si sentono fortunati e non vorrebbero essere da nessuna altra parte del mondo se non qui. Hanno decine di magliette e felpe della scuola, e le mettono spessissimo, anche al di fuori dell'orario scolastico! Sono fieri di ciò di cui fanno parte, partecipano agli eventi della scuola, incitano i compagni. America=patriottismo.

I ragazzi Americani purtroppo, hanno anche problemi seri. Ovviamente non sto parlando di tutti eh, ma vi capiterà di sentire di compagni di classe in depressione che vanno dallo psicologo, di chi assume droghe, o addirittura di qualcuno che commette un suicidio. E' successo anche a scuola mia un mese fa, è stato un episodio terribile.. Davvero non mi spiego perchè queste cose esistano in una percentuale così alta rispetto all'Italia, ma mi fa veramente pensare un sacco.. 

I ragazzi Americani credono in quello che fanno, e non se ne vergognano. Vanno in Chiesa perchè credono in Dio, e non bestemmiano perchè va di moda come si fa in Italia ormai. Vanno a messa con gli amici, incluse le cheerleader, inclusi i ''popolari'', se quella è la loro religione non c'è nulla da vergognarsi o da considerare sfigato. Vengono a scuola con un vestito, con pantaloni ''strani'', gonne lunghe, giacca e cravatta, tutto quello che gli viene in mente e chi li rende felici. Fanno le loro scelte, sono determinati e vanno sempre avanti a testa alta, e su questo da loro sto davvero imparando tanto. 

Insomma i ragazzi Americani vi piaceranno. Loro daranno tanto a voi sulla loro cultura, e voi in cambio gli darete un'opportunità unica di avere uno sguardo sull'Europa e di aprire quella mente così Americana che se guardate attentamente è davvero dipinta a stelle e strisce. 

Livia


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