lunedì 15 giugno 2015

La fine

Arriverà la fine, ma non sarà la fine.

Sono passati esattamente 7 giorni da quando sono atterrata a Roma, 3 valigie, uno zaino, e il cuore che esplodeva.
Sono passati 7 giorni da quando ho messo da parte l'America, e smesso di raccontare.

Questi giorni sono volati con l'intensità di quelle giornate italiane che non finiscono mai. Prendere il motorino, andare in centro, partire, tornare, fare come voglio io e quando voglio, è una libertà pazzesca che mi era mancata tantissimo.

In aeroporto ho rivisto i miei genitori e mia sorella, e per la prima volta non ho pianto. Il mio cuore diviso a metà tra quello che avevo lasciato indietro e quello che mi aspettavo. Dicevano che non sarebbe stato mai più lo stesso e avevano ragione.

Roma era bella come sempre, nonostante il traffico e il ritardo degli aerei. Sono arrivata a Sulmona, ho sentito l'odore di casa e mi sono subito fiondata a casa di Luigi.

Premetto che nessuno sapeva che sarei tornata l'8 Giugno: tutti pensavano fossi a New York e che sarei tornata l'11. Perciò quando lui mi ha vista su Facetime che inquadravo casa sua da fuori, il cuore si è fermato a tutti e due. A lui, per lo stupore che fossi davvero lì fuori. A me, per l'emozione di sapere che finalmente eravamo a due passi dal riabbracciarci.

E' stato emozionante, surreale. Tutto l'anno ne sarebbe valso la pena soltanto per quell'abbraccio. Tutta la distanza frantumata in un ''mi sei mancato tantissimo''.
Alla fine, siamo sempre noi.

Luigi ed io
Il giorno dopo sono andata a scuola. Era l'ultimo giorno nel mio liceo, e in un trantran continuo mi sono infilata di nascosto e sono entrata in classe. Lo stupore di tutti e i miei occhi contenti dicevano tutto. Un bellissimo bentornata a casa, bentornata tra noi.

Anche rivedere le mie amiche della scuola di danza è stato bellissimo. Ci siamo incontrate a teatro durante le prove dello spettacolo finale a cui quest'anno, per ovvi motivi, non potrò partecipare. Abbiamo urlato come solo noi sappiamo fare e ci siamo abbracciate strettissime in una presa che non finiva più.
Mi erano mancate.

I miei 4 nonni si sono commossi nel rivedermi. Uno dei quattro non era sicuro che fossi stata in America, era piuttosto confuso. Gli altri mi hanno stretta forte e si sono seduti ad ascoltare i mille racconti dell'esperienza più bella della mia vita, senza mai interrompermi.

Sulmona
Tornare a casa, inutile starvi a raccontare altro, è stato meraviglioso. Come vedete tutti mi hanno fatto festa, anche quelli che non sentivo da tantissimo, perché alla fine chi si appartiene si ritrova, anche dopo che ci si è persi quasi del tutto.

In soli 7 giorni sono successe mille cose, tanto da non darmi neanche il tempo di disfare le valigie.
Ho rivisto la mia città, questa volta con occhi diversi, sono andata due giorni fuori con gli amici, ho festeggiato due compleanni, comprato pasticcini e nuovi vestiti, passeggiato per le vie del centro incrociando sguardi familiari, e ho anche forato la ruota posteriore del mio motorino.

Ho una lista enorme di cose da studiare che mi ha consegnato la mia scuola, ma ce la farò come ce l'hanno fatta tutti prima di me. Non ho intenzione di passare l'estate sui libri nè tantomeno di rovinarmela con ansie inutile. Non proprio ora che sono tornata con una serenità fuori dal normale.

Quindi eccomi.

Sono Livia, sono partita per l'America a 16 anni con mille incertezze e una sola certezza: quella di potercela fare. E l'8 giugno 2015, un anno dopo, sono tornata come una donna di 17 anni con la voglia di spaccare il mondo.

Sono dovuta andare 10.000 km da casa e fare un viaggio indescrivibile per capire che quello che volevo era proprio al mio fianco: casa.

Ma cos'è casa?

Casa è in Italia, dove sono nata e cresciuta, ma anche in America, dove ho lasciato metà del mio cuore. Mi hanno detto che lì si sente il vuoto, che la casa è silenziosa e che Erin pensa a me tutto il tempo, ma dall'altra parte dell'oceano questo non si sente, e un po' mi fa sentire in colpa.
Dall'altra parte dell'oceano c'è casino, ci sono le scampagnate con gli amici e i litri di birra, le passeggiate la sera e il motore sempre acceso, l'affetto dei miei genitori, le coccole appena svegli e il modo di vivere italiano.

E' pur vero che ogni tanto ci penso all'America e tendo a fare molti paragoni con quello che mi ritrovo qui, ma non è lo stesso. Non sente il vuoto, non mi manca, almeno non per adesso, non sento il bisogno di chiamare nessuno nè di farmi raccontare cosa succede lì.
Sarò egoista, ma mi basta quello che ho qui, la mia vita, i miei amici, le mie cose, me.

Finchè non tornerò a Minneapolis e nella piccola Shoreview, penserò all'America come al posto in cui sono cresciuta e rinata. L'America è grandiosa, mi ha dato educazione gratis, sport rigorosi, panorami mozzafiato e Mc Donalds. Non potrò mai essere abbastanza grata per tutto quello che ho ricevuto in quei 10 mesi lontani da casa.

Eccomi qui, a chiudere un capitolo e aprirne uno nuovo. Grazie a tutti voi che avete letto assiduamente, grazie a 20.000 e più che hanno aperto questo blog e letto qualche pagina. Grazie a chi ha lasciato dei commenti, a chi mi ha aggiunta su Instagram e a chi mi scriveva parole incoraggianti e complimenti in privato.
Per voi tutti: non è finita ancora. Scriverò alla fine dell'estate, dopo gli esami di riammissione e dopo gli esami di maturità, così da dare a tutti un quadro completo di cosa significhi essere un exchange student.

Spero di essere stata di aiuto a tutti coloro che hanno intenzione di fare un'esperienza del genere, e di compagnia per i pomeriggi di noia di quelli a cui piace restare a casa. Sappiate che io ce l'ho messa tutta.


Ieri ho finito di disfare le valigie e di mettere le ultime cose nell'armadio e mi sono resa per la prima volta conto che è finito tutto.
Il mio sogno americano, le strade di Minneapolis e gli abbracci della squad sono ormai cosa ben lontana, e non so quanti anni ci vorranno per riaverli indietro almeno per una settimana di vacanza.
Ho letto le lettere che le mie amiche mi avevano lasciato e ho pianto di nuovo, come lunedì sull'aereo. A loro, che sono state la mia salvezza e il motivo per cui andavo avanti in questi 10 mesi, devo tantissimo. Sono sicura che un giorno riusciremo a rivederci, anche se non saranno più in Minnesota, ma in chissà che parte del mondo a studiare al college.

Intanto il mio vestito del prom, i pon pon e la divisa da cheerleader, il vestito e il cappello del diploma, sono tutti chiusi in un baule in soffitta. Vederli in camera farebbe troppo male, così saranno lì ad aspettare il giorno in cui vorrò guardarli di nuovo e tornare indietro nel tempo.
Per l'America ho combattuto un anno intero, poi ho vinto e sono partita. Per l'America sono stata un anno via da tutto, poi ho pianto e son tornata a casa.

Quindi, ancora una volta, non finisce qui. E' finito un viaggio, ma questo è solo l'inizio di una vita di avventure.

La vostra italo-americana
Livia


domenica 7 giugno 2015

Final Countdown

You're gonna miss me when I'm gone.

Venerdì, dopo la fine della scuola e un gelato con le amiche, sono andata con Ruth, Katrina, Ana e Monica a vedere la partita dei Twins di baseball a Minneapolis.
Il baseball per gli americani è un mondo, quasi quanto il football. Fan accaniti spendono fino a 100$ per partita, e le partite ci sono 2-3 volte a settimana. Si mangia un hot-dog che l'omino con la scatola appesa al collo vende sugli spalti, e nelle pause della partita c'è la kissing cam sullo schermo come nei film.


Anche se siamo dovute andare via prima dei fuochi d'artificio e della fine della partita perché Ruth aveva il coprifuoco, è stata comunque una serata bellissima. Sono contenta di avere delle amiche come loro, che hanno voglia di fare 10.000 cose proprio come me. 

Sabato siamo andati dalla nonna per festeggiare la laurea del mio fratello ospitante. Abbiamo fatto un bel barbecue in giardino, con i mille colori della primavera e i fiori sbocciati. 
La sera sono poi andata con Damira, exchange student dal Kazakistan, a vedere Pitch Perfect 2, bel film che vi consiglio. 
(ps. Lo vedete quanto sono impegnata?) 


Quella sera la cugina Abi è rimasta a dormire da noi, quindi abbiamo deciso di passare la notte nella play house in giardino, tra chiacchiere e canzoni alla chitarra.
La mattina dopo siamo andati in Wisconsin a fare zip lining, una cosa pazzesca. Ho fatto un sacco di bei video di me che urlavo volando sospesa nella foresta. Un giorno ve li farò vedere (forse).



Lunedì è stato high school musical. Il giorno dei seniors, della fine di una fase della vita e inizio di una nuova pagina bianca. 
Alle 9.30 è tutto iniziato con la senior breakfast, cioè raduno di tutti quelli dell'ultimo anno per colazione all'università Bethel vicino scuola. 

Katrina, io e Ana alla colazione dei diplomandi

Alle 17 Ruth mi è venuta a prendere e siamo andate a Saint Paul per la cerimonia della graduation. Noi studenti dovevamo essere lì prima, nonostante iniziasse alle 19, per fare un po' di foto e preparare le file. 
La cerimonia del diploma è stata la ciliegina sulla torta di un anno fenomenale. 
Ci sono stati i discorsi dei due rappresentanti scolastici, del preside e di una professoressa. Poi ci hanno chiamati uno ad uno sul palco per prendere il diploma e alla fine di tutto, come nei film, abbiamo lanciato i cappelli in aria. Il mio high school musical è finito e non ci credo ancora. 






Quella stessa sera per festeggiare c'è stato il senior all night party, una cosa pazzesca che in Italia ci sogneremo. Il tema era monopoly e le decorazioni perfette. E' durato dalle 22 alle 4.30 di notte, ed è stata probabilmente la festa più divertente a cui io sia mai stata.
Il biglietto è costato un occhio della testa, ma ne è valsa decisamente la pena.
Questo il cartellone di tutte le attività/giochi che si facevano e a cui si poteva partecipare:


Essendo tornata a casa alle 5 di mattina, quando la mia host sister si stava svegliando per andare a scuola, quel martedì mattina ho dormito fino ad ora di pranzo. 
Poi io e Ruth siamo andate in palestra tutto il pomeriggio. Fare esercizio in compagnia è sempre mille volte più divertente e motivante. 

Mercoledì sono andata a pranzo con Priyanka da Noodles and Company e poi FroYo per dessert (il mio ultimo FroYo in America, ci ho lasciato il cuore e l'anima). Lei partiva Giovedì per l'India, quindi passare la mattinata insieme per salutarci per l'ultima volta è stato un gesto molto carino da parte sua. Nonostante non siamo state amiche strettissime quest'anno, lei è stata comunque una parte importante del mio exchange e quel giorno volevo ringraziarla. 

Quel pomeriggio sono andata da Cub con la mia host mum per fare la spesa per la mia festa di addio, che c'è stata Giovedì. Sono venute una ventina di persone, tutti gli amici più stretti e le persone che più mi sentivo di stringere un'ultima volta prima di lasciare andare tutto. 
Abbiamo mangiato hot dogs in perfetto stile Americano, torta al cocco in perfetto stile Liviesco e s'mores. 
Il bonfire finale è stato magico. Tutti noi intorno al fuoco con la chitarra e le canzoni che andavano, un paio di marshmallow sullo stecco ad arrostire e cioccolata a fiumi sui biscotti. Queste scene da film mi rimarranno per sempre dentro. E queste persone faranno altrettanto. 

Venerdì mattina mi sono incontrata un'ultima volta con Ruth, prima che partisse per la California. Siamo andate in downtown Stillwater per una pizza in compagnia, e poi abbiamo passeggiato sulla riva del fiume parlando di quanto essere amiche quest'anno ci abbia reso entrambe migliori. Mi mancherà stare con lei, è stata una persona fondamentale per me e per quello che questi mesi sono stati. 

La sera è stata meravigliosa, e scusate se continuo a dire che tutto in questa settimana è stato strabiliante, ma è semplicemente la verità. Tutte le cose più belle si sono concentrate negli ultimi sette giorni, che come dicono qui ''have been extremely intense''. 

Dicevo, quella sera io, Erin, Katrina, Kat, Ana, Sab e Monica (the squad) siamo andate in downtown Minneapolis per il concerto dei The Script. 
Mi ha dato una carica incredibile, come solo la buona musica sa fare, e quando è finito mi sentivo come se stessi camminando sulle nuvole. Ho pianto tanto, come faccio sempre, soprattuto durante ''The man who can't be moved'', quando io, Kat e Ana ci siamo strette forte pensando a quanto quel testo parlasse di noi. 
E' stata una serata memorabile, e non ho niente da aggiungere.


Ed eccoci qui ad oggi, Sabato 6 Giugno. Mentre voi state dormendo beati, io stanca morta mi affretto a chiudere questo post dopo una giornata lunghissima. 
Questa mattina mi sono dovuta svegliare relativamente presto per cominciare a pulire la stanza e concludere le prime cose. Ho fatto l'ultima colazione con pane e avocado, e poi mi sono chiusa in camera in una guerra tra me e le valigie. 
Già, questo giorno alla fine è arrivato. Dopo mesi di America, di vivere in un film, di alti e bassi, vittorie e sconfitte, ostacoli insormontabile e montagne abbattute, mi ritrovo improvvisamente alla fine del viaggio. 

Inutile dire che fare le valigie non è stato facile. Mi ritrovo con un enorme borsone extra e una gigantesca quantità di roba in più rispetto a quella che avevo ad Agosto, ma dopo ore e ore di concentrazione e tattiche di ''valigiamento'' posso dire che ce l'ho fatta anche io. 

Kat, Sab e Monica sono venute a casa per festeggiare questo piccolo successo, che anche loro non avevano speranze che ce l'avrei mai fatta a far entrare tutto. 
Abbiamo mangiato hot dogs e giocato ad Apples to Apples tutto il pomeriggio nella play house in giardino, come se non fosse l'ultimo giorno, come se non fosse l'ultima volta. 
Sembrava di essere ancora ad Agosto, quando tutto era appena cominciato, quando eravamo fresche e con la voglia di conoscerci. Ma la realtà è che è già Giugno, è ora di tornare a casa, ma non è facile da accettare nè per me nè per loro. 
Domani vado a New York, come feci ad Agosto. Mi fermerò lì un paio di giorni e poi l'11 arrivo a Roma. Non so ancora come mi sento, non mi riesco a capire. 

prima
dopo
Dopo questo round di valigie sono andata con Steve in Wisconsin un'ultima volta a vedere la loro nuova casa in costruzione, e poi abbiamo fatto un rilassante giro in canoa sul lago. Penso a quante cose mi perderò nei prossimi mesi ed anni. La casa sarà finita, loro si trasferiranno, Erin entrerà al college e forse mio fratello Alex troverà un lavoro stabile a Minneapolis. E' sempre vero che posso tornare qui quando voglio, ma semplicemente non sarà mai più lo stesso. 

Sono le 23.39 del 6 Giugno, le valigie sono chiuse e tutto è pronto, tranne che me. 

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