giovedì 31 marzo 2016

L'importanza di leggere

Abbiamo sei, sette anni forse, quando ci sentiamo dire per la prima volta 'ma perché non leggi un bel libro?'; qualche anno in più quando uno di questi bei libri ci viene regalato per il compleanno al posto del solito giocattolo. Da lì in poi per molti è una vita di lettura, per altri un continuo buon proposito (quest'anno leggo almeno un libro!, ma poi, alla fine, niente).
Ma perché bisognerebbe leggere?


Insegnare a scrivere, a pensare, dare spunti di riflessione, educare, ispirare, questi alcuni degli obiettivi di un libro. Ma più che la mancanza di questi insegnamenti, ciò che davvero sfugge a chi non si è mai voluto dedicare alla lettura, è la possibilità di vivere una vita infinitamente più lunga e ricca di quanto ci è per natura destinato. Una vita vissuta non solo con i propri occhi, ma con quelli di qualsiasi personaggio di cui si sono seguite le vicende in un libro. 
La propria esistenza, grazie alla lettura, si arricchisce di quella di mille altri, si dilata da qualche decennio a diversi millenni, fa proprie esperienze al di là di quelle vissute in prima persona.

La lettura insomma dà immortalità, all'indietro, come il recentemente scomparso Umberto Eco sosteneva. Lui che di anni sentiva di averne vissuti cinquemila, perché era lì, nelle vicende di tutti i suoi libri, e in quelle di altri.

In questa prospettiva, davvero la lettura diventa qualcosa di imprescindibile: leggere è una necessità, uno strumento per conoscere il mondo passato, quello di oggi e noi stessi che ne facciamo parte.
Il rapporto tra uomo e letteratura è d'altronde un rapporto privilegiato, che va molto indietro nel tempo. L'uomo ha sempre avuto il bisogno di raccontare, e spesso di raccontarsi e di essere ascoltato, e ha trovato nel libro il mezzo migliore per soddisfare tale istinto. Nel racconto di quello o di quell'altro, ognuno può ritrovare sé stesso, la propria vita, le difficoltà vissute e quelle da affrontare.

Non stupisce allora il fatto che nell'era della tecnologia, il libro cartaceo continui ad essere il miglior compagno di molti, e che le librerie spuntino ancora qua e là (affiancate da negozi di iPhone).

Certamente però lo stesso non si potrebbe dire delle nuove generazioni, che, fortemente influenzate dal mondo dei media e dall'avvento dei social network, sembrino aver perso il gusto per la lettura. I loro compagni sono i video live di una showgirl che, perso il cellulare nel mare delle Maldive, si dichiarava sconvolta dall'essere stata costretta a leggere un intero libro non avendo altro da fare.
Gli esempi che ricevono sono tutt'altro che positivi: si inneggia all'ignoranza, all'analfabetismo, alla popolarità nei social network, al giorno d'oggi. Oggi che tra i libri che occupano le posizioni più alte delle classifiche dei più venduti, c'è posto per la biografia di Favij o la nuova interminabile serie di fanfiction dei One Direction (After con tanto di copertina veramente trash).

Ma la lettura è ben altro! E' vivere tante vite in altrettante pagine. E' sentirsi Mowgli sugli alberi e Pi tra le onde, sentire l'odore del mare leggendo i pensieri di Bartleboom.
Leggere è coinvolgimento totale di tutti i sensi, è il guardarsi allo specchio di sfuggita in cerca di un altro sé, perché sembra aver funzionato per Vitangelo, e in quel tentativo ridere del proprio sguardo riflesso speranzoso di vedersi diverso.

Ogni lettore è se ed è tanti altri, ha vissuto il 2000 e il 1700. Eco era presente alla battaglia delle Termopili e all'omicidio di Giulio Cesare, altri avranno spiccato il volo con il gabbiano Jonathan in un tempo indefinito e poi vissuto l'esperienza spirituale di Siddharta.

Ma la lettura, davvero, è ben altro, perfino oltre questo. Perché il valore inestimabile di un libro, paradossalmente, non si può neanche scrivere sulla sua stessa carta. Questo blog, poi, davvero non basterebbe.


mercoledì 30 marzo 2016

Come partire per un anno all'estero

Ormai sempre più diffusa, l'internazionalizzazione della scuola e la mobilità giovanile verso altri paesi ha particolarmente interessato l'Italia, specialmente negli ultimi anni.
Migliaia di ragazzi ogni anno lasciano il nostro paese per trascorrere un periodo (da 3 a 12 mesi) all'estero, sia all'università - tramite il programma Erasmus - che al liceo.
Per quanto riguarda quest'ultimo, il programma ministeriale consiste nel trascorrere 1 quadrimestre o entrambi i quadrimestri del quarto anno di liceo (o, raramente, del terzo), in un liceo straniero.

Come sapete ormai benissimo tra quei migliaia di ragazzi ci sono stata anche io durante l'anno scolastico 2014-15, quando ho studiato per un anno al Mounds View High School di Shoreview, Minnesota. Ma come ho fatto?

In realtà è molto semplice: decine di associazioni in Italia si dedicano esclusivamente a questa attività, cioè permettono a ragazzi di 16-17 anni di partire per un paese straniero, quindi basta rivolgersi a loro. Dato che il processo però non è proprio semplicissimo, gli step da seguire idealmente sono questi:

  • Ricerca l'associazione che più ti piace, in giro ce ne sono davvero tantissime, ma non tutte fanno al caso tuo! Infatti differiscono per prezzi, borse di studio, flessibilità, paesi tra cui scegliere, periodi di studio, ecc.

WEP, Intercultura, You Abroad, STS, EF, Interstudio, Mondoinsieme, sono solo alcune di queste. Basta cercare su Google e vi si aprirà un modo di possibilità.
La differenza maggiore tra tutte queste è che Intercultura è un'associazione basata su reddito e borse di studio: lo studente non può scegliere il paese per il quale vuole partire, ma può soltanto indicare una classifica dei 10 preferiti; sarà poi mandato in uno di questi 10 se vincerà il concorso per la sua fascia di reddito.
Tutte le altre associazioni invece hanno un prezzo fisso per ogni programma e danno la possibilità di scegliere in che paese si vuole andare. Io per esempio ho fatto richiesta esclusivamente per gli Stati Uniti.
  • Prenota diversi colloqui informativi, ogni associazione è disponibile a una seduta privata gratuita in cui potrete fare tutte le domande che vorrete. Questo sicuramente vi aiuterà a scegliere quella che più vi convince.
Ma prima di iscriverti:
  • Sii sicuro della tua meta, la scelta del Paese in cui andrai a vivere è importantissima. Vuoi imparare una nuova lingua o migliorare una che già sai? Vuoi vivere in un posto caldo o freddo? Hai paura di vivere troppo lontano da casa? Preferisci una cultura simile a quella italiana (es. America del Sud) o una completamente diversa (es. Asia)?
  • Scegli il programma! Nel programma classico, nonché il più economico, si può solo scegliere la nazione (es. Stati Uniti, Canada, Brasile ecc). Con altri programmi (che arrivano spesso a costare anche il triplo di quello classico) si può scegliere la regione di destinazione (es. California), o il distretto (es. Area di Philadelphia) o addirittura la città (es. New York)!
  • Scegli la durata! 3, 6 o 10-11 mesi?
  • Aspetta l'inizio del terzo anno di liceo! E' solo a Settembre del terzo che potrai infatti dare gli esami e iscriverti al programma!
Gli esami consistono in un test psico-attitudinale, in un colloquio informale in inglese e in un test scritto e d'ascolto in inglese. C'è un punteggio minimo per rientrare nel programma, ma di solito viene data una seconda possibilità a chi non passa i test la prima volta. 
Una volta rientrati dovrete compilare un lunghissimo set di fascicoli che verranno spediti nel vostro paese ospitante, dove inizierà la ricerca per la vostra host family. 

Da lì in poi il vostro compito è solo quello di stare seduti ad aspettare, fantasticando di quello che vi aspetta. 
Di film mentali io poi sono stata campionessa. 

Buon viaggio!

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