venerdì 27 marzo 2015

Cosa vi mancherà dell'America

Quando si arriva in America si è travolti da un'aria di cambiamento che si odia o si ama.
Di solito si odia.


Vivendo in America ci si ritrova a rimettere in discussione tutti i pilastri costruiti in Italia, man mano che si viene a contatto con gente nuova e correnti diverse. E tutto questo rivalutare e cercare di capire e riflettere tra se stessi, confonde.

Poi un giorno ci si sveglia la mattina e si trova su Facebook il racconto dell'ultimo allucinante episodio successo nella propria scuola in Italia. I ragazzi che da piccole lenticchie che stanno in silenzio, si uniscono tutti insieme e sono improvvisamente questo fuoco che divampa, insulta e vuole rivoluzionare. ''Gliela facciamo vedere noi a sti st****i!''

Ma l'America, che ti ha cambiata, ti ha fatto capire che il rapporto tra professori e alunni, tra scuola e studenti, non deve mica per forza essere questo odio perenne che siamo abituati a vivere!
Ma chi l'ha detto che non si possa scendere pacificamente a compromessi? Chi ha portato i ragazzi a pensare che i professori agiscano sempre per il loro interesse? Chi gli ha insegnato a deriderli, ignorarli, seppur in silenzio o in un bisbiglio?
E cosa ha portato i professori a pretendere devozione e rispetto assoluto da parte dei ragazzi, al punto che se qualcuno osa contestare viene immediatamente etichettato come quello sbagliato, ribelle, maleducato?

La scuola non dovrebbe essere questa, ma dovrebbe essere un ambiente sereno, come lo è qui. Dovrebbe essere un posto per crescere e imparare, anche contestando e arrabbiandosi.

''Cari studenti delle superiori del ventunesimo secolo,la settimana prossima comincerà un nuovo semestre e mi sento costretta a chiedervi scusa.
Nonostante tutti i nostri sforzi, noi insegnanti non siamo riusciti a persuadere quelli che hanno il potere politico a cambiare il nostro sistema educativo. A quanto sembra, non siamo capaci di convincere il nostro premier che investire sulla vostra istruzione andrebbe a vantaggio di tutti noi e non inquinerebbe né l’acqua né l’aria.
Perciò, finché i vostri bisogni educativi non prevarranno su quelli delle multinazionali straniere, vi prego di accettare le mie scuse.

Mi dispiace che dobbiate venire a scuola così presto la mattina, anche se varie ricerche nel campo delle neuroscienze hanno appurato che il cervello degli adolescenti non funziona in modo ottimale prima delle dieci.
Mi dispiace che dobbiate chiedermi il permesso di uscire dalla classe per andare a fare pipì anche se avete già la patente, un lavoro part-time e state prendendo decisioni importanti per il vostro futuro dopo la scuola.
Mi dispiace che ogni giorno siate costretti a stare seduti per sei ore anche se molti studi hanno dimostrato che stare seduti troppo a lungo danneggia sia le capacità cognitive sia la salute.
Mi dispiace che siate divisi per età e costretti a procedere attraverso il sistema scolastico con i vostri coetanei come se l’età anagrafica avesse qualcosa a che vedere con l’intelletto, la maturità, le competenze o l’abilità.
Mi dispiace che quelli di voi che incontrano difficoltà a scuola non ricevano il giusto sostegno perché finanziare i vostri bisogni non è tra le priorità dell’attuale politica economica.
Mi dispiace che dobbiate studiare materie che non vi interessano in un’epoca in cui la somma totale delle conoscenze umane raddoppia ogni dodici mesi.
Mi dispiace che vi facciano credere che per ottenere il massimo dei voti dovete competere tra voi, quando i progressi umani sono sempre stati frutto di una collaborazione che spesso a scuola viene considerata “imbrogliare”.
Mi dispiace che siate costretti a usare dei libri di testo che contengono informazioni superate e troviate a scuola tecnologie obsolete della cui manutenzione nessuno si occupa.
Mi dispiace che quello che chiamano insegnamento personalizzato in realtà non lo sia affatto. L’insegnamento veramente personalizzato costa troppo, lo capite?
Mi dispiace che sia improbabile che la Strategia innovativa, la riforma scolastica della British Columbia tanto strombazzata dal governo attuale, produca cambiamenti significativi a parte un nuovo modo per calcolare quello che si fa a scuola.

Ma, soprattutto, mi dispiace che il sistema educativo vi costringa a far parte di un’economia estrattiva quando il nostro ambiente, senza il quale non ci sarebbe nessuna economia, sta subendo una crisi climatica che ci imporrà una rapida riconfigurazione di tutto quello che stiamo facendo in campo sociale, politico ed economico, e per la quale siamo del tutto impreparati.
Mi dispiace moltissimo.

Vorrei che la vostra curiosità non fosse soffocata dal conformismo scolastico.
Vorrei avere una bacchetta magica per darvi il tipo di scuola in cui ci sono spazi per analizzare ed esplorare, sperimentare e apprendere in modo diverso.
Vorrei avere il potere di riaccendere la passione e il desiderio di imparare che leggo nei vostri occhi prima che entriate a scuola.
Vorrei potervi aiutare a ricordare che prima di essere studenti eravate scienziati che sperimentavano, scoprivano, si ponevano domande e facevano collegamenti.
Eravate anche poeti… vi ricordate quanto divertiva e sorprendeva gli adulti intorno a voi il modo in cui descrivevate le cose?

Mi dispiace che vi facciano credere che l’unico apprendimento che conta sia quello che avviene a scuola. Anzi, poi, solo quello che avviene in classe. E nemmeno conta tutto quello che si impara in classe: alla fine conta solo quello che troverete nei test.
Vorrei potervi portare in altri posti dove il sistema educativo pubblico è una priorità di politici convinti che la futura società del loro paese dipenderà dalle caratteristiche del sistema educativo. In un’epoca in cui la nostra vita dipende dall’ingegnosità nel risolvere i problemi più difficili, sprechiamo le potenzialità che ha la nostra mente di trovare soluzioni creative. L’adolescenza è il periodo in cui gli esseri umani raggiungono il culmine del loro sviluppo cognitivo. Le prove della vostra capacità di pensare “fuori degli schemi” e di trovare soluzioni creative sono ovunque intorno a noi.
Vorrei poter mostrare alle autorità ciò che dovrebbero vedere per rendersi conto di quello che siete capaci di fare, se solo ve ne dessero la possibilità. Se solo…''

Cosa vi mancherà dell'America? Tante cose, ma la scuola più di tutte.
E vi lascio così, a riflettere.

Livia

sabato 21 marzo 2015

Colorado

E' passato troppo tempo.

E' arrivato Marzo, anche in Minnesota a quanto pare, e le temperature si stanno faticosamente risollevando dal perenne sotto-zero. Tra un caffè e torta dopo scuola e compiti in giardino, ho cercato di godermi al massimo le improvvise giornate calde di sole che ci hanno regalato (e che poi, magicamente, sono scomparse di nuovo).

Queste settimane sono volate, davvero, mi ritrovo a scrivere quasi alla fine del mese chiedendomi dove sia andato il tempo. Quando si è in vacanza si perde il conto dei giorni, no? E così è stato per la mia spring break.

Prima della spring break ci sono state due highlights della settimana da raccontare:

  1. Physics Fair, lunedì 9 Marzo 2015 (e due anni con il mio ragazzo, cià).
    La physics fair, fiera della fisica, è un'altra di quelle americanate che vediamo nei film. Avete presente quando tutti gli studenti devono presentare il proprio progetto e i giudici li intervistano e giudicano? Tutti i progetti lì allineati con quelli delle ragazze precise, perfetti e gai, quelli dei secchioni, elaborati e incredibili, e quelli dei ragazzi nullafacenti, decadenti e malfatti? Perfetto. E' quello che ho vissuto quel Lunedì.
    Image result for simpsons science fair
Io, Kat, Katrina e Ana abbiamo lavorato sul nostro progetto per 1 mese. Abbiamo discusso e ridiscusso, avuto miliardi di problemi e anche svariate litigate, ma alla fine ce l'abbiamo fatto e la soddisfazione e l'abbraccio finale dopo il colloquio con i giudici e un 40/40 assegnato è stato toccante. Il progetto era complicatissimo, una di quelle cosa che in Italia sogniamo, e se ci dicessero che lo dobbiamo fare come compito cambieremmo scuola. 

In America non ci si arrende però, e non si fiata. 

Abbiamo costruito una reazione a catena tra componenti costruiti da noi (un carro ad elica, un carro armato a motore, una catapulta e un hovercraft) con motori e componenti elettroniche vere e funzionanti. Spiegare le ore di lavoro e lo studio dietro sarebbe troppo difficile, ma vi basti sapere che è stata una faticaccia ma ne è valsa la pena dal primo all'ultimo secondo di questo percorso, perchè porterò a casa il ricordo di un'esperienza unica. 

         2. Il photoshoot con Ruth e Mei al Como Conservatory. Abbiamo fatto delle bellissime foto e ci siamo divertite in questo posto super pretty della nostra città. 



Poi è cominciata la spring break, 10 bellissimi giorni di vacanza e assoluta pace che abbiamo deciso di passare in Colorado. 

Giovedì abbiamo preso l'aereo e siamo atterrati a Denver, affittato una macchina e guidato fino a Loveland. Siamo stati a dormire per tutta la settimana a casa di parenti del mio host dad. Prima da una bella famiglia giovane con 3 figli, il cui padre faceva la scultore. Poi da due signori anziani che hanno viziato e stracoccolato me ed Erin come fossero i nostri nonni. E l'ultima notte a casa di Bridgit, allegra e mitica signora con 3 figlie della mia età, che ha una mentalità così all'avanguardia che me la sarei riportata in valigia a Minneapolis. 

Durante la vacanza abbiamo fatto i turisti della nostra stessa nazione, anche se lo stato ovviamente era diverso, quindi un po' ci sentivamo all'estero. Abbiamo visitato il museo della scienza di Denver, attraversato downtown Denver, passeggiato in giardini di sculture a Loveland, mangiato in un ristorante messicano in cui potevi guardare gente tuffarsi da una cascata, mangiato cinese e complained con la cameriera per il cibo troppo piccante, visitato case in vendita con un retailer (dato che la mia host family sta cercando casa a Denver per trasferircisi l'anno prossimo), visitato una fabbrica di biglietti da visita e la mitica fabbrica di tea di celestial seasoning (dove ho scroccato così tanto tea gratis da dover andare in bagno ogni 5 minuti), passeggiato per le Rocky Mountains e il Garden of the Gods. 





E per non dimenticare, alla fine di questa lunga lista, va citato che abbiamo anche fatto un paio di picnic. 

In uno di questo stavo felicemente rincorrendo con un ramoscello un'oca che voleva il mio pranzo per farla andare via, quando una macchina della polizia mi ha fermata e il tipo della cop ha abbassato il finestrino e mi ha detto ''you know you could go to jail for harasment of a goose?'' (sa che potrebbe andare in galera per reato di molestia verso un'oca?)
Se non fosse stato per il tono serissimo e minacciante con cui lo aveva detto, gli sarei scoppiata a ridere in faccia. 
Ma poi mi sono fatta un film mentale e un giro intrigato in 2 secondi, e già immaginandomi rimpatriata in Italia o bloccata a Denver in galera per sempre per aver rincorso un'oca che voleva il mio panino bricioloso, ho chiesto scusa alla polizia e ho chiesto scusa all'oca principessa che ha più diritti di me. 

Grazie Colorado, grazie America. 
Questo panino mi rimarrà per sempre nel cuore.




domenica 8 marzo 2015

Vivere in Minnesota

Per tutti gli exchange students che il giorno del loro placement, si sentiranno la loro coordinatrice annunciare al telefono tutta soddisfatta: ''andrai a vivere un anno in Minnesota''. E per tutti quelli che la prima cosa che pensano è: ''madovechavolosta machecavoloèstominnesota''. Questo post è per voi.

La prima cosa che feci quando mi arrivò il placement, fu andare a cercare su google dove fosse il Minnesota. Ero familiare con alcuni stati degli stati uniti: California, Florida, Pennsylvania, Texas e Washington, ma sul Minnesota buio totale. Non sapevo se fosse uno stato caldo o freddo (ahah beata ignoranza), piccolo o grande, al sud o al nord.

Ho aperto google immagini e ho scoperto di essere praticamente finita in Canada.


Ora, l'emozione del placement è così forte che sinceramente manco ci stavo a pensare a che cosa significasse vivere in uno stato così al Nord. Ero troppo impegnata a chiamare gente, a saltare sul letto e a guardare foto della famiglia. Poi Minneapolis fa la sua porca figura, quindi ero felicissima: 

Risultati immagini per minneapolis

Un paio di ore dopo tornai alla realtà. Mia sorella mi aveva detto ''guarda che è uno stato freddo'', ed effettivamente a guardare la mappa non sembrava che mi stesse dicendo una cavolata. 
A farla breve, se provate a cercare su google ''minnesota clima'', vi ritroverete cose del genere:

www.usatoday.com 1390236949001-AP-Winter-Storm-Minnesota

La mia reazione ve la risparmio. 

Fare la valigia fu complicato. Presi tutti i vestiti più caldi che avessi, scarpe da montagne, cappotti e piumini, sciarpe di 3 metri, senza pensare che sarei partita d'estate e che l'estate esiste anche nel più freddo degli stati. Arrivai a Minneapolis con un paio di jeans e una felpa a 35° sotto il sole, e una delle prime cose che feci fu andare a comprare qualcosa di leggero per sopravvivere fino all'autunno.

A tutti voi futuri exchange student in Minnesota: il caldo esiste anche qui, non fate il mio stesso errore. 

L'autunno è stato bellissimo, i colori erano meravigliosi, ho passato tanto tempo fuori in bicicletta, a fare passeggiata con l'host mum e a fare foto con gli amici. Ma poi è arrivato l'inverno. 

L'inverno in Minnesota arriva ad Ottobre con la prima neve. Ti inizia a rendere conto che anche se facessero 3 metri la scuola non la chiudono mai perchè sono troppo abituati, e che l'argomento principale di conversazione tra due tipi minnesotiani è parliamodelclima. 
Cominci a controllare tutti i giorni il meteo anche tu, e ti spaventi per le prime volte sotto 0. 

La prima volta che fece -15 gradi avevo paura di uscire di casa. Mi misi 40 strati di vestiti addosso, ma quando arrivai alla fermata dell'autobus capii che il minnesotiano a -15 gradi mette solo una t-shirt e un paio di jeans, e l'exchange student in minnesota si veste così:

troppo bella sì sì
Man mano che la temperatura continuava a scendere (Novembre è stato durissimo) ho capito che di freddo non sarei morta, che la scuola al di sotto dei -40° la chiudono, e che in un modo o nell'altro sarei sopravvissuta. Quindi ho smesso di mettere le calzamaglia sotto i jeans, la maglia termica e la canottiera sotto i golfini di lana e i pesantissimi scarponi da neve. 

Temperatura percepita: -33°
Mi sono abituata. In questo lungo inverno a -39° ho insultato la scuola perchè per un grado non ha voluto chiudere (UN GRADO), tanto la scuola da regolamento se non va 40° le porte sono aperte. A -30° sono uscita senza guanti, a -25° ho pensato che le temperature si stessero alzando. Un giorno a -17° ho detto 'è estate'.

Quindi non vi spaventate, ci sono tanti lati positivi che vi terranno occupati mentre le finestre si ghiacciano. Il Minnesota è lo stato dei 10.000 laghi, paesaggi mozzafiato, tante foto da fare. I laghi si ghiacciano tutti ad Ottobre e ci si passa sopra con le macchine per andare a pescare (fanno il buchetto nel ghiaccio come gli eschimesi).
Poi ci sono le albe la mattina che mandano a fuoco il cielo e danno il buongiorno più meraviglioso del mondo. Minneapolis che si accende di notte e quando si passa in autostrada sembrava di guardare New York, e ci si emoziona. 
C'è l'autunno coloratissimo, le passeggiate tra le foglie, le case specchiate sull'acqua. 

Risultati immagini per minnesota landscapeMinnesota Nice also exists. However, whenever I mention this to Minnesotans, they invariably tell me they've been to California and ''the people there were soooooo sweet''. My conclusion: Yes, Minnesotans are nice; they're also a small and homogenous group. There are 5 million nice people in California, too, but they're surrounded by 32 million rude people. If you turned Minnesota into a giant salt shaker and sprinkled its citizens all over France, you'd get California.

Minneapolis, le Twin Cities, sono state casa mia per 7 mesi, e lo saranno ancora e ancora.
Mi hanno congelato le vene ma regalato paesaggi mozzafiato.

Mi hanno trattata bene, mi hanno accolta con gli occhi brillanti di un posto desolato del Nord America troppo dimenticato dal resto degli stati.
La gente è contenta di averti qui, perchè pensa 'cavolo ma qualcuno in Minnesota ci viene veramente', ma poi si girano e ti chiedono 'ma scusa perchè hai scelto il Minnesota?!''.
Provi a spiegarli che non è stata una tua scelta, più una cosa del destino, ma il Minnesotiano ti dice che l'Italia è più bella.

 Come negarlo, l'Italia è il centro del mondo per me. 

 Ma come disse la prima riga di un libro che leggevo quest'estate: la terra con cui hai diviso il freddo, non potrai più fare a meno di amarla. 

 Quindi non vi spaventate del Minnesota, futuri exchange students. Siate felici. Benvenuti in America, nello stato di cui sono innamorata.

Benvenuti a casa.

Livia

martedì 3 marzo 2015

Wistful

Wistful (adjective): Displaying a gentle desire or sad longing. In italiano, sognante, come lo sono stata io in queste ultimi 10 giorni. Mi sono fatta improvvisamente trasportare in avanti, pensando a quando tornerò, anzichè godermi quello che ho adesso: grande errore.

Riprendiamo dal 20 Febbraio, inizio di un bellissimo weekend. Dopo scuola ho preso il bus e sono andata a casa di Kat dove ho lavorato sul nostro progetto di fisica e sono rimasta a dormire con lei e Sab. Abbiamo guardato due bellissimi film: ''endless love'' e ''love, Rosie'' che vi consiglio un po' a tutti. E a ripensarci penso che questo mio umore sognante e vagante, derivi proprio da quel weekend da Kat, a guardare film d'amore e a ripensare a tutto ciò che ho avevo e che, per scelta, ho abbandonato per un anno.

Io ed Erin
Sabato ho mangiato una buonissima colazione filippina/americana e poi discusso per mezz'ora a telefono con la mia host mum per farle capire dove dovesse venirmi a prendere. Per fortuna mi ha trovata e riportata a casa per un po' di compiti (AP Macroeconomics mi sta distruggendo, mi sembra di essere tornata al liceo scientifico). Il pomeriggio l'abbiamo passato noi 4 in salotto, camino accesso, tea e giochi da tavola. E' stata una giornata bellissima: mi sono sentita a casa e voluta bene. E quando sei così lontano dalla tua vera famiglia, sono anche queste piccole cose che contano tantissimo e ti cambiano la giornata.

Domenica in chiesa una delle mie amiche aveva il bambino di Child Development. In America come sapete si possono scegliere i corsi da frequentare, che vanno sì da matematica alle lingue, ma includono anche cose assurde come ''Foods for life'', ''Know your car'', o appunto ''Child Development''.


In Child Development mi ci ero iscritta, ma dopo il primo giorno con il bambino (il mio piccolo Obama) che urlava e voleva il cibo e io a corrergli appresso, ho lasciato la classe e mi sono iscritta a tedesco. Ottima scelta direi. Questa mia amica in chiesa, in un'ora ha dovuto cambiarli il pannolino 2 volte e dargli il latte 3 volte, con tanto di bambino che urlava e strepitava. Ha un computerino interno che regista i secondi di tristezza, quindi tu lo devi accontentare e cercare di capire cosa vuole il più veloce possibile, altrimenti ecco che ti ritrovi una F. Considerate che questo mostriciattolo (che pesa come un bambino vero) si sveglia almeno ogni 2 ore anche la notte. In bocca al lupo a voi exchange student se ci vorrete provare. Per quanto riguarda me, molto meglio tedesco. 1000 volte.

Quella sera ci sono stati gli Oscar in tv, prima volta che li ho guardati in diretta e ho potuto ridere a tutte le battute di quel pazzo di Patrick Harris. Inutile dirvi quanto ho sognato di essere una delle attrici di Hollywood, con vestiti di Dior e Valentino che costano più di una casa, fotografi, attenzione del pubblico e mento alto e fiero.

Il resto della settimana è stata un po' la solita. I -20 gradi ogni santissimo giorno, qualche oretta in palestra, scuola e autobus, docce e cerbiatti.

Sabato io, Nika e Sara siamo andati al sud ad incontrare un'altra decina di exchange student per un mega raduno. Avremmo dovuto pattinare sul ghiaccio, ma il posto era chiuso, quindi siamo semplicemente andati a casa della coordinatrice a mangiare cookies e cioccolata e a giocare e monopoly con 1000 accenti diversi. Eravamo 12, da ogni parte del mondo, con 1000 storie da raccontare e diversi motivi per la nostra partenza. C'era una ragazza del Ghana che scappava dalla povertà, uno del Kirgistan che sperava di trovare nella sua host family l'affetto di una famiglia che non ha mai avuto, una ragazza dell'Azerbaijan già diplomata che voleva semplicemente un anno di avventure prima del college, uno Spagnolo che voleva migliorare la lingua e tanti altri con altrettanti sogni nel cassetto e il coraggio di lasciare casa a 16 anni e mettersi in gioco dall'altra parte del mondo. Da soli.
Cerbiatto fuori casa
Domenica primo giorno di Marzo, il che significa SOLO 3 mesi a quando ritornerò a casa. Che poi ormai, la vera definizione di casa al momento mi è un po' confusa.

Anyway, sono passata in chiesa, e poi sono andata a lezione di latin hip hop con la mia host mum e con sara in palestra. Un po' di movimento tra un hamburger e l'altro non fa mai male.


Oggi non è stato un bel Lunedì. Ho avuto uno sbalzo d'umore allucinante e inspiegabile. Mi sono svegliata che già avevo voglia di urlare al mondo, ho discusso con il mio ragazzo e litigato con tutte le mie amiche. Ho riversato la rabbia piangendo in classe di tedesco, e sperato di poter essere a casa in quell'esatto momento. Tra i consigli di mia sorella in Italia, qualche sogno sul futuro discusso con Luigi, e un paio di abbracci della mia host mum, poi è andata meglio. Ho cercato di chiarire la situazione con Kat dopo scuola, dato che questo improvviso voltarmi le spalle da parte di tutte loro mi aveva spiazzata e ferita più che mai, e qualche cosa è stata risolta.

Per il momento, respirone, cioccolata calda e un film che sto per guardare (The Theory of Everything) aiuteranno un altro po'. Poi domani è un altro giorno e ci si penserà.

Livia


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