domenica 15 novembre 2015

Ma perché?

Travolta dal vortice di stragi e di uccisione dell'Isis a Parigi, ho avuto modo di riflettere molto. Ho avuto modo di pensare a quante vite, soprattutto giovani, sono state private del loro futuro e quante famiglie, le loro, sono rimaste sole con un vuoto incolmabile. 

Pensiamo ai likes su Facebook, a prendere più del nostro amico all'interrogazione, a lamentarci per problemi inesistenti, ad essere superficiali, materialisti e moralisti, quali siamo e siamo sempre stati, e intanto vite bruciano e volano via, e ogni volta che ci svegliamo rimaniamo sorpresi della crudeltà che c'è la fuori e inventiamo nuovi hashtags come se un #prayforparis buttato lì possa giovare a qualcuno. 

Insensibili, lontani, rimaniamo pietrificati a sentire di tali carneficine. E non parlo solo di Parigi e dell'Isis, ma di qualsiasi morte bruta, di qualsiasi malattia cattiva, di qualsiasi morte precoce, di qualsiasi dolore atroce. 
Tendiamo sempre a pensare che non tocchi a noi, che 'povera gente'. Stiamo male per gli altri, ma ci pensiamo inattaccabili. E da inattaccabili continuiamo con la nostra vita di sempre, dando importanza alle più grande stronzate e non a quelle che se la meritano, mentre compatiamo gli altri, che siano i Parigini, compaesani o chissà chi. 

Ho visto quella signora che ha perso il padre, e ho sentito a Parigi di centinaia di persone spente negli attentati, perché il mondo è veramente ingiusto. 
Ho visto ragazzini perdere genitori, volati via per motivi ignoti, spazzati via dal vento in un attimo. Oggi ci sono, domani no. 
Se quello non è un vortice, spiegatemi cosa lo è. 
Ho visto amiche piangere per un nonno che ha chiuso gli occhi e non li ha più riaperti, e le abbracciavo forte, mentre io di nonni ne avevo 4 e lo consideravo 'bello e normale'.
E io penso in tutto questo, di essere al sicuro.

Livia, non è così.

In questa normalità che ho scoperto che di scontato non c'è nulla. Che di invincibile non esiste nessuno. Che la vita è talmente effimera e leggera da spegnersi per un colpo di vento. E da 4 nonni, quella stessa settimana, sono passata ad averne 3. 
Mi continuo a chiedere perché non mi sia meritata di avere una nonna con cui festeggiare il giorno dei miei 18 anni, una a cui raccontare di ogni mia scelta e con cui ridere delle mie figuracce; quella con cui ogni partita a Burraco finiva con un 'nonna culo' e ogni puntata di verissimo era associata alle coccole e al pisolino. 
Credo che le stesse domande se le stiano ponendo i Francesi davanti al Bataclan.

Non sono inattaccabile, ma sono fortunata. 
Fortunata per essere stata attaccata adesso e non prima, perché per così tanto tempo ho avuto un'altra Livia a cui specchiarmi e con cui passare gli abbondantissimi pranzi. 
Fortunata nonostante stamattina un'ennesima notizia mi abbia mirato e abbia fatto nuovamente centro. Siamo così stupidi, così distratti, che continuiamo a scordarcelo di dire grazie per quello che abbiamo. Me ne sono dimenticata un'altra volta, e quando me ne sono ricordata, era troppo tardi.

Quell'abbraccio sarebbe dovuto essere più stretto.. tutti noi, dovremmo abbracciarci più stretti. Dovremmo dire grazie, sentirci fortunati, apprezzare la presenza di chi amiamo.

Non siamo mai al sicuro.
Un altro pianto.
Un altro si va avanti.
Un'altra botta che non nessuno si merita, a 18 anni.

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