martedì 10 febbraio 2015

Mamma

E’ la prima volta che uso il computer in aereo, e questa cosa mi fa tanto Americana nel mondo del business, forse.
Ho pensato di approfittare di queste ore in volo per cominciare a raccontare delle due settimane più incredibili, coinvolgenti e uniche che mi sono state regalate.


E’ cominciato tutto il 28 Gennaio, dove ero rimasta con i racconti più o meno.
28 Gennaio, una data segnata sul calendario da tantissimi mesi, un countdown lunghissimo, un giorno che sembrava non arrivasse mai.

Mentre prendevo il bus per andare a scuola quella mattina, fissavo e rifissavo la data sull’iPhone, in un misto di emozione e incredulità.  La giornata nelle varie classi era diversa dal solito, sembrava che il sole brillasse di più e i problemi bruciassero di meno.  Ho i fatto i compiti più veloce possibile, preparato tutto (compreso un cartello che poi ho dimenticato a casa), preso un pacchetto di fazzoletti extra e dopo un ‘’sono arrivata’’ letto sul cellulare, sono volata alle 19.30 con la mia host mum all’aeroporto di Minneapolis.

Un grandissimo flashback a quando in quell’aeroporto atterravo io, 6 mesi fa, con le lacrime agli occhi e la gioia nel cuore. Con la confusione, la paura, la curiosità. Rivedere quel posto dopo tutti quei mesi ha fatto un certo effetto anche a me, non solo a lei che per la prima volta ci è arrivata, e ha letto ‘’Minneapolis Saint Paul Airport’’ consapevole che al di là di quelle porte ci saresti stata io.

La mia hmum mi ha lasciato di fronte al terminal: io tremavo, piangevo, fazzoletto alla mano. La gente mi guardava e rideva, ma certe emozioni si sa.. sono incontenibili.

Quando l’ho vista lì, seduta ad aspettare, un paio di valige, e il cellulare per controllare i miei messaggi, ho corso, e ci siamo regalate l’abbraccio più bello ed emozionate che io abbia mai provato.
Dopo 6 mesi, a 17 anni e dall’altra parte del mondo, ripoter riabbracciare il sangue del proprio sangue è una cosa indescrivibile. 
Non c’era nessuno schermo lì in mezzo, nessun ritardo di connessione, fusorario, assolutamente niente. C’eravamo io, e lei. E nient’altro.

Benvenuta in Minnesota mamma.






E’ arrivata di mercoledì sera di un normalissimo giorno di scuola, e mi ha portato la gioia, la forza, e tutto quello che mi mancava.
Incredibile quanto la distanza anziché distruggere i rapporti, li fortifichi in una maniera incredibile. Mi sono sentita legata a lei più di sempre, come se il cordone ombelicale non lo avessero mai tagliato.

Vederla nella mia Shoreview, nella mia scuola, nella mia camera, era stranissimo. In tutti questi mesi l’Italia e l’America sono stati due mondi separati, e le mie due vite che non si sono mai mischiate. Ora invece lei aveva creato una connessione.

E’ stata in Minnesota 5 giorni, ma sono sembrati molto di più. I primi 2 la mia host mum l’ha un po’ scarrozzata in giro e l’ha portata a vedere un paio di cose mentre io andavo a scuola. Nel weekend invece ho dormito con mamma in hotel e ci siamo strapazzate fino all’ultimo.

Le ho fatto visitare la mia High School, il Mall of America, la milionaria North Oaks, siamo andate in palestra, a fare shopping, a mangiare indiano, messicano e americano, ed era solo l’inizio.

Lunedì mattina altra valigia, stesso aeroporto, e io e la mia mamma siamo partite per la California. Inutile descrivere l’emozione dell’atterraggio a San Diego, con 25 gradi, maniche corte, palme e sole, dopo i mesi di segregazione in casa a -20 gradi di media.

San Diego è stata la ciliegina sulla torta. L’abbiamo visitata tutta da capo a piedi, sempre mano per la mano, baci bacissimi e abbracci strettissimi. Quando hai solo 10 giorni li devi godere al massimo, no?


Siamo andate a vedere le balene nell’oceano, le spiagge californiane, le zone messicane, le foche, i tramonti più belli, l’enorme zoo di San Diego, la Fashion Valley all’aperto.
Abbiamo preso taxi, macchinoni, barche, pulmini e bici-tricicli.
Abbiamo fatto bagni in piscina all’aperto, con un caldo che sembrava Agosto.


Ci siamo vestite eleganti e siamo andate a cene importanti.
Sono salita su un palco davanti a 2000 persone e ho ricevuto tantissimi complimenti.
Abbiamo fatto tutto lo shopping che ci era mancato, ci siamo divertite come le pazze.
Abbiamo condiviso tutte le foto di questi mesi lontani, il suo viaggio in Cina, la mia vita Americana.
Ci siamo aggiornate su cose succede da me, su cosa succede a lei, e su cosa succede a casa.
Ho saputo di Domenico che cresce, di crisi universitarie, di nonni anziani che stanno bene, di poca neve e meno freddo, di un liceo che ha messo i trimestri, di bunker di libri, di gente che si lascia, gente che si ama, gente che non va d’accordo, di vita vissuta e vita sprecata.


E’ stata una vacanza travolgente, una pausa unica da una vita minnesotiana bella ma difficile, non lo nego.

E anche se abbiamo pianto tantissimo in aeroporto, all’ennesimo saluto e abbraccio soffocante, so che ne è valsa la pena. Ora sono certa che lei sta bene, come stanno bene tutti a casa. So che non aspettano altro che io torni, che questo viaggio meraviglioso avrà una fine, seppure sembra infinito e pieno di sfide al momento.

















Dal mio sedile, con le lacrime che continuano a scendere (quando mi commuovo io mica smetto eh! Sono un caso unico) e l’America fuori dal finestrino, so che ora ho una marcia in più, una spinta extra per i 4 mesi che rimangono.

Non vedo l’ora di creare nuovi ricordi, visitare nuovi posti, prendere altre A, conoscere altra gente, ridere con gli Americani e ridere degli Americani, con l’energia che ho sempre avuto.


Perché tra 4 mesi questa scena si ripresenterà di nuovo: sedile, volo sull’America e fazzoletto alla mano. Ma so che piangerò non per aver appena lasciato la mia mamma per 4 mesi, ma per aver appena lasciato la mia vita Americana per sempre. Quindi finché posso la voglio vivere al massimo.

Si torna in Minnesota, si affronta tutto, sono pronta e felicissima.

Grazie mamma per essere stata l’estate nell’inverno più freddo.
Ci vediamo presto.

Livia








0 commenti:

Posta un commento

.