sabato 6 dicembre 2014

Thanksgiving break

Che fine ho fatto? Il mio blog intelligente mi ha cancellato il post quasi completo due settimane fa, e da lì mi è passata la voglia di riscriverlo da capo, dato che ci avevo messo davvero un sacco di tempo. Non so perché la modalità foto a quanto pare non funziona tanto bene, e quando inserisco una didascalia qua esplode tutto.
Quindi.. Sarò breve e concisa, dato che devo raccontare quasi un mese in un solo post.

Partiamo da dove eravamo rimasti: ultima settimana di scuola prima del thanksgiving break.
Scuola, allenamento di ginnastica artistica tutti i giorni per 2.30h, cena, compiti, dormire e ricominciare. Monotono, a parte per alcune variazioni:

Mercoledì era l'International Education Day e ho dovuto fare una presentazione sulla mia nazione, insieme ad altri 5 exchange students, nella nostra chiesa. Ho cercato di spiegare alla gente quanto l'Italia non sia quello ammasso di stupidi stereotipi che loro credono. Che non siamo tutti mafiosi, che la salsa Alfredo non è italiana, e neanche le polpette negli spaghetti.

Ho trovato la ricotta..
Ho provato a spiegare cos'è un centro città, le vasche per il corso, i due baci sulla guancia quando ci si incontra (''When you meet someone (whoever) you kiss on the cheek, left first, right second. But you don’t really put your lips on their skin. You just kind of make a kissing sound while you do it. If you plant a big wet one on someone you’ll scare them.''), l'aperitivo con gli amici, le castagne nel cartoccio di una sera di ottobre, la copiata a un compito in classe, il motorino, il pane fresco, la ricreazione a scuola, la pasta tutti i giorni a pranzo.

.. e le castagne. Ho pianto.
Ma non capivano, e credo che non capiranno mai. Perché se non sei Italiano, l'Italia non la capisci e la passeggiata per il corso ti sembra una perdita di tempo, e la pasta tutti i giorni ti sembra un carbo load inutile e continuo.
Io, almeno, ci ho provato.

Venerdì c'è stato il compleanno di Maya. Sono stata contentissima di scoprire che eravamo solo in 7 perchè aveva invitato le persone a cui teneva di più, tra cui ero inclusa anche io. La gioia!
Abbiamo guardato un film, mangiato la pizza buonissima che ha cucinato la madre (mi sento di dire che è stata la prima è ultima pizza, degna di essere chiamata tale, che ho mangiato fino ad ora qui) e ringraziato 1000 volte per la torta al cioccolato a 7 strati con gelato alla vaniglia. La volevo tutta.

Più tardi durante la serata abbiamo iniziato a chiacchierare di argomenti che per loro sono considerati tabù, ma di cui in Italia se ne parla in tranquillità anche con i genitori. Mi facevano una tenerezza quando abbassavano la voce parlando di ''quel mio compagno di classe che una volta ha fumato una sigaretta!'', quando qui la gente fuma canne prima di entrare in classe di prima mattina. Per non parlare di sesso poi. Hanno un anello di castità che daranno quando si sposeranno.
Ah Stati Uniti, che bigotti.


Sabato sera sono andata a vedere Mockingjay con Katrina1 e 2, Sab, Erin, Sara, Nika, Jack, Monica, Ana e chi più ne ha più ne metta.
Il film mi è piaciuto tantissimo, come sempre d'altronde, ma si è interrotto nel momento più bello, nel momento cruciale, lasciandomi con l'amaro in bocca. Soprattutto perchè a pensare che il prossimo film lo guarderò in Italia, nella mia vecchia vita, con gli amici di sempre, mi fa sorridere e rabbrividire allo stesso tempo.

''Prof mi posso stendere per terra?''

Da lì è iniziato il Thanksgiving break, 9 giorni di vacanza che gli Americani si concedono solo perchè nel 1623 i Padri Pellegrini avevano fatto un bel raccolto e decisero di ringraziare Dio. Okay.
Per quanto ho potuto ho cercato di dormire, ma gli allenamenti di ginnastica artistica alle 9 di mattina lunedì e mercoledì, e il volontariato alle 10 per il diversity council di cui faccio parte, non mi hanno aiutata così tanto..

Thanksgiving day
Giovedì però ho potuto dormire più tardi perchè era il Thanksgiving Day e saremmo andati a casa della nonna soltanto per le 3. Mi hanno detto di saltare il pranzo e la colazione, perchè il pasto delle 3 mi avrebbe riempita completamente, ma quando poi quel giorno ho finito di mangiare, mi sono resa conto che tutto questo cibo di cui tanto parlano non è niente in confronto a una qualsiasi Domenica in famiglia italiana. O Natale. O capodanno. O un matrimonio. O qualsiasi cosa.
Certo, i 4 pezzi di torta finali che mi sono mangiata mi stavano per far rimettere tutto quello che avevo nello stomaco, ma vi assicuro che in Italia siamo abituati a molto molto di più.

Sofia aveva organizzato una festa in piscina a casa sua (perchèsìleihaunapiscinainternaaffiancoallasuacameramaledettiamericanimilionari) e mi ha invitata. Abbiamo nuotato (ovviamente), cantato, mangiato pizza e giocato a funcos con tanto di premi. Bella serata.

Io e Erin
Sabato invece io, Kat, Katrina, Sab, Monica, Sam, Ana, Jack, Sara e Nika siamo andati in downtown Saint Paul a pattinare sul ghiaccio.

Io, Sam e Sara
Saint Paul è bellissima, e mi ha fatto sentire davvero a casa perchè finalmente ho visto qui un centro città dove passeggiare, fermarsi ad un bar e mangiare qualcosa.
Perchè apparte per queste città così grandi (Saint Paul è la capitale del mio caro Minnesnowta) tutti gli altri paesini non hanno un centro, non ci sono negozi o ristoranti in giro.. Solo case, case, strade e scuole. Poi c'è sempre un centro commerciale, dove praticamente la gente va a passeggiare quando non ha nulla da fare, e mi dico che va bene anche così, ma poi si finisce sempre per spendere più del dovuto. Ogni weekend. Ogni santissima volta.

Lago ghiacciato
Finito il Thanksgiving break è iniziato Dicembre. Di già, o ancora? Non lo so neanche io. Ho dei sentimenti contrastanti fortissimi. Mi sembra che il tempo passi velocissimo e che non passi mai. Che tra poco e tra un'eternità tornerò a casa.

Sono 107 giorni che vivo qui. 107 giorni che ho lasciato l'Italia, il mio amore, la mia famiglia, i miei affetti. 107 giorni che affronto le cose in un modo diverso, con il sorriso più grande, e con la lacrima della nostalgia quando ci vuole.

Mi chiedo quante cose mi stia perdendo.
L'altro ieri è nato Domenico, il bambino più bello di sempre, figlio di due carissimi amici di famiglia. Così stretti che anticiparono il loro matrimonio a Luglio così che potessi esserci anche io prima di partire. E ora vorrei essere lì, prenderlo in braccia, abbracciare tutti e 3 e vederli finalmente insieme.
Vorrei essere lì ora che mia sorella ha appena preso la patente, ed è diventata grande tutto di un colpo.
Ora che le mie migliori amiche si sono tutte fidanzate, vorrei essere lì per un'uscita a 6, o a 8, e ridere e sorridere tutti insieme.
Vorrei essere lì per quel grande evento che mia madre organizza ogni anno l'8 Dicembre, per supportarla, aiutarla e alla fine dirle quanto è stata brava.
Vorrei essere lì oggi per partire con il mio Interact per una nuova distrettuale, ballare, cantare, conoscere gente e non dormire mai.
Vorrei essere lì dopodomani, quando faranno l'albero di Natale, senza di me per la prima volta. E anche oggi che Margherita ha un esame importante, e tra 10 giorni per l'annuale saggio di danza di Natale.
Vorrei essere lì tutti i giorni, per abbracciarli ad uno ad uno, che questo maledetto schermo mi illude tutto il tempo. Per dare quel bacio che mi manca. Per dormire con chi amo. Per strapazzare i miei genitori di coccole.

Ma quante persone vorrebbero essere qui? Andare a scuola in un bus giallo, entrare in classe di corsa perchè sei stato troppo tempo a chiacchierare con l'amica appoggiata all'armadietto, allenarsi nella proprio squadra e vincere una squadra, andare al ballo come nei film, migliorare una lingua e peggiorarne un'altra, mettersi in gioco tutti i giorni, innamorarsi di un professore di 24 anni, essere una cheerleader, impazzire al Black Friday, dire di avercela fatta.

Ho imparato che nella vita non si può avere sempre tutto. Io la mia scelta la feci. Scelsi di rischiare.
E sì, è vero che vorrei essere lì, ma è vero anche che voglio essere qui allo stesso tempo. Vorrei dividermi e poter vivere entrambe le vite.

In attesa che inventino la bilocazione, decido di restare qui e finire la mia corsa. Anche senza fiato.

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