sabato 20 dicembre 2014

Ultima settimana di scuola

Il Natale, bambino mio, è l'amore in azione. Ogni volta che amiamo, ogni volta che doniamo, è Natale.

L'ultima settimana di scuola è stata strana, a denti stretti, dura e lunga. 
Già da Lunedì non ce la facevo più, e vi spiego meglio, per quanto posso. 

Ogni volta che abbiamo una gara di ginnastica artistica rimaniamo dopo scuola fino alle 10.30 di sera. Anche se non gareggio mai, sono sempre andata per ''supportare la squadra'', come mi chiedevano di fare. Questo martedì però, non mi sentivo di andare, dato che avevo molto da studiare per tutti i compiti in classe finali prima delle vacanze. 
Ho mandato un'email alla mia coach dicendo che non sarei andata, ma la risposta è stata durissima. Per questioni di privacy non posso fare nomi, nè raccontare cosa sia successo, ma vi basti sapere che gli episodi successivi di questa settimana girano tutti intorno a quelle email ricevute, a quelle domande insidiose, ai miei pianti a mezzogiorno a mensa, al mio colloquio esausto con l'amministratore scolastico. 

Probabilmente lascerò la squadra. Un po' per mia scelta, un po' per scelta di qualcun altro. E mi dico che va bene così, perchè se le cose finiscono significa che ci sarà qualcosa di migliore ad aspettarmi. Prenderò una decisione finale probabilmente alla fine delle vacanze di Natale, ma dentro di me la risposta è già arrivata.

Quindi insomma.. una settimana triste, mi tocca dirlo, che non ne avevo di così dai vecchi tempi della nostalgia 3 mesi fa. Ma proprio questo abbattimento, questa richiesta continua di forza, di concentrazione, mi ha fatto aprire gli occhi su quello che ho intorno: le mie amiche. 

Le mie amiche Americane sono diventate la mia quarta famiglia, dopo quella vera, quella americana, e dopo le mie amiche Italiane. Hanno seguito con me tutta la vicenda, e mi hanno consigliato e supportato continuamente. Ana Giovedì mi ha fatta trovare questo bellissimo biglietto nell'armadietto che davvero la dice lunga di quanto sia una ragazza preziosa. E Sab ieri mattina a scuola mi ha portato la mia cioccolata calda preferita di Caribou, andata a prendere apposta per me prima di scuola. 

Sono tutti dalla mia parte. Loro, mamma, mia sorella, la mia famiglia americana, e perfino il mio dean. Per me questa è una battaglia vinta in partenza. 




Ieri finalmente è finita la scuola. Fino al 5 Gennaio dell'anno prossimo niente alzatacce alle 5, niente compiti per casa, niente conti alla rovescia. Relax. Amiche. Regali. Pace.
Dopo allenamento sono andata con Erin alla festa di Katie. Ho mangiato più brownies del dovuto, e abbiamo giocato a lupus in tabula, che loro chiamano Mafia. E' stata una serata tranquilla e divertente, direi un bel modo per cominciare le vacanze.

Oggi, mentre vagavo a caso sul mio cellulare, ho ritrovato una vecchia pagina di diario che scrivevo di 19 Agosto: ''di fronte alla partenza le parole giuste iniziano finalmente ad arrivare. La fragilità, gli alti e bassi, l'incertezza, la felicità e poi la paura. C'è tutto. Un mega mix. Mi salgono di nuovo le lacrime agli occhi solo a pensare a quello che è appena finito. La più bella festa della mia vita, quello che non mi sarei mai aspettata, fino all'ultimo. Fino all'attimo in cui ho visto con i miei occhi. [...] Sono stati tutti degli arrivederci difficili alla fine, ma 1 anno passa subito e mi aspetta una cosa pazzesca. E io non vedo l'ora. E ora lo posso finalmente dire: io sono pronta.''

Dicevo ''io sono pronta'', anche se in realtà non sapevo nulla di quello che mi aspettava. Cercavo solo di non avere paura.  Nessuno sa perchè, ma volevo partire.

E ora che sono qui, il motivo l'ho capito.

Ho capito che è stata la scelta giusta, perchè essere giovani è fare esperienze. E se questo comporta stare lontani per un po', ne vale la pena. Perchè non sono le persone che ci circondano o il luogo in cui ci troviamo che contano, ma siamo noi. La felicità la si può trovare ovunque ed in chiunque, se si sa guardare nel verso giusto. 

Da quando sono qui, la felicità la trovo un po' dappertutto. Il biglietto lasciato nell'armadietto da Ana è felicità. La cioccolata calda che mi ha comprato Sab è felicità. I messaggi arrivati dall'Italia durante la notte sono felicità. Chi prova a parlarmi italiano, quel ragazzo sul pullman che mi lascia passare prima ogni mattina, gli amici con cui sedersi a mensa, la doccia calda quando torni a casa, e perfino la connessione internet che funziona. Ogni piccola cosa.

Sono passati quattro mesi da quando sono atterrata a Minneapolis, dalla serata più indimenticabile di sempre e da quel ''sono pronta'' scritto con decisione.  E ho capito che pronti, alla fine, non ci si sente. Ma se si guarda sempre in basso prima di buttarsi, si finisce per non volare mai.  Ma io, ora, sto volando.

E quando la mia host mum, 5 minuti fa, si è avvicinata a me e alla fine di un lungo discorso del più e del meno mi ha detto: ''You're not my exchange student, you'll always be my Italian daughter'' allora ho capito che non importano tutte quelle stupidaggini che stanno succedendo con la squadra. 

Davvero, non importa.

Ci sono cose migliori per cui vale la pena sorridere.

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