venerdì 23 gennaio 2015

High school (musical)



In giornata di finals, gli esami di fine semestre, con un piatto di pasta alla salsa Alfredo, che loro osano definire italiano, appena mangiato a mensa, mi sento di mettere da parte per un momento il racconto delle mie esperienze per parlare invece di una cosa sola: la high school americana.

Abbiamo tutti visto la serie di High School Musical, ci siamo appassionati, abbiamo comprato le magliette super pacchiane con la faccia di Troy che sorride, il cappello con le paillettes argentate che funge da semaforo, e il diario di scuola con il cast che saltava di fronte al sipario rosso del teatro della East High.
Ecco, dimenticatevi tutto quello. Come il migliore degli exchange disse nella sua citazione per l'annuario scolastico: "It wasn't like High School Musical at all''.

Triste verità', i film sono lì apposta per farci sognare, anche se a volte sembriamo dimenticarcene. Più' di una volta mi sono ritrovata a contemplare l'idea di lasciare la scuola e diventare una donna dai facili costumi, per incontrare il mio Richard Gere, come la Roberts in Pretty Woman.
Direi che imparare a distaccarci dalla realtà' che i film ci propongono, non farebbe male a nessuno, soprattutto a me.

Quindi, a proposito di High School Musical, non credete a Sharpay Evans con l'armadietto rosa, i tacchi a scuola, la macchina fosforescente. Neanche all'allegra mensa in cui si canta salendo sui tavoli, perchè dovesse succedere una cosa del genere qui finiremmo tutti in galera.
Dimenticatevi i ragazzi bellissimi (e maturi!), l'allegria contagiosa, i tavoli razzisti a mensa della serie asiatici da una parte, popolari da un'altra, sfigati da un'altra ancora.

No.


Ma dall'altra parte qualcosa da salvare c'è! I 10 casi in cui gli stereotipi sono realtà:

1. Le cheerleader insopportabili, qui le ho beccate proprio tutte. Dal salutarti quando sei in squadra e darti le spalle alla fine della stagione, allo sparlare di te ed essere gelose, loro esistono davvero.

2. La tunica e il cappello da lanciare in aria il giorno del diploma, succede nella realtà e, sì, lo farò anche io il giorno della mia graduation! (1 Giugno 2015)

3. Gli armadietti. Sono dappertutto nella scuola, il mio è più o meno stra pieno di cavolate, foto, ricordi e biglietti aerei, e ospita gentilmente i miei libri tra i cambi di lezione.

4. Le audizioni per i musical. Devo dire che la prima volta che ho visto il cartellone nella scuola con scritto ''audizioni per Willy Wonka il giorno tale a teatro'' sono rimasta a fissarlo per svariati minuti per capire se scherzavano o era realtà. Alla fine dopo qualche mese, quando è uscito, sono andata a vedere il musical ed era una cosa incredibile, un film.

5. Il prom, quel ballo americano che in Italia sogniamo, con i vestiti da principessa, la limousine, il mazzo di fiori e il ragazzo vestito coordinato, esiste. E io ho già comprato il vestito, nonostante il gala sarà a Maggio, ehm.

6. L'annuario, anche per quello mi sono mossa di anticipo ordinandolo un paio di mesi fa. Ci sarà consegnato a Maggio, ed è un librone con le foto di tutte gli studenti della scuola, le classi, le attività, i professori, gli sport. Un ricordo unico per un exchange student.

7. La varsity jacket, giacca personale di pelle della scuola su cui vengono attaccati tutti i distintivi che si ricevono da quando si è freshmen a quando si è senior (cioè dal primo all'ultimo anno di liceo). La comprerei, se non dovessi vendere un rene.

8. Le classi di fotografia, photoshop, cucina, business, web design, linguaggio per sordi, giornalismo, sono solo alcune delle più strane che si possono prendere. C'è da divertirsi qui.

9. I banchi singoli (o meglio sedie con il tavolino estraibile, come a una conferenza), computer personali (o iPad, al posto dei quaderni), classi su internet, lavagne elettroniche, tutte cose all'ordine del giorno.

10. I club scolastici (come il club glee, per capirci) esistono e ce ne sono una marea. Club di tedesco, francese, spagnolo, cinese, club internazionale, di lettura, di scultura, della Bibbia (ehm..), club anti omofobia, girls club, club del dibattito, club del business, club di volontariato, di Magic (il gioco di carte), squadra di matematica, di scienze, robotica, teatro, coro, orchestra, grill club (lol), club ecologico, e tanti tanti altri che neanche mi vengono in mente.



Parlando della scuola in generale, c'è una libertà decisamente maggiore di quanta ce ne sia in Italia.

C'è chi viene in pigiama perchè si è svegliato tardi, o chi si veste con un bel vestito e una collana, cosa che in Italia sarebbe considerata ridicola. A me sinceramente fa piacere svegliarmi la mattina e mettermi qualcosa di più del solito jeans con la felpa, magari un vestito al ginocchio un po' sportivo, collana e ballerine. Tantissime persone qui lo fanno, anzi quasi tutte, e quando torno in Italia dovrò faticare a rientrare negli standard.

I professori sono giovani (il mio professore di storia ha 26 anni, ed è BELLO, solo per dire..), e ben monitorati. Almeno una volta al mese il preside segue la lezione per vedere l'attitudine del professore verso gli studenti, come gestisce la lezione, come ci coinvolge, che metodi usa, ecc. Dovesse scappare una parolaccia per enfatizzare una spiegazione, o un discorso che include la parola 'droga' o 'marijuana', i professori possono essere tranquillamente licenziati.

Nelle classi si scherza, si parla, si fa la battuta in tranquillità anche con i professori. E questo mi piace tantissimo perchè a scuola ci vado con una leggerezza assoluta, senza l'ansia di poter essere chiamata alla lavagna, rimproverata per aver cacciato il cellulare, o mandata fuori dalla classe perchè stavo parlando. Alla lavagna non verrai mai mai mai chiamato (e le interrogazioni neanche esistono). Se cacci il cellulare, usalo tranquillamente quanto vuoi, perchè la loro filosofia è ''se ti interessa segui, sennò fatti tuoi''. Se ci scappa la parola col compagno di classe, abbassa la voce e il professore ti darà tranquillamente 5 minuti per finire la conversazione, per poi tornare a fare lezione.

I professori ti vogliono bene, ti aiutano, sorridono, ti chiedono come stai, ti augurano un buon weekend, ti danno la caramella durante il compito in classe, arrostiscono i marshmallow prima delle vacanze di natale (come ha fatto il mio prof di fisica), organizzano giochi per rendere le lezioni più piacevoli, sono flessibili con i compiti, ti premiano, te lo dicono, ''bravo'', ''complimenti!''. Mentre in Italia per un 8 mi avrebbero detto ''potevi prendere 9''.

Ah, e non parliamo di quanto sono ricchi.

In classe di storia ognuno ha il suo computer personale, in quelle di giornalismo e fisica abbiamo il nostro iPad/iPad mini, e in caso ti servisse altro vai in biblioteca e ti affitti (gratis) un computer portatile e lo riporti quando vuoi. Prendi anche libri da leggere, quanti ne vuoi, o film, o riviste, o cd, ce ne sono a migliaia, moderni, interessanti per la nostra età.
Fai fotocopie, quante ne vuoi, stampa dal computer, tutto gratis, che in Italia una fotocopia te la devi sudare implorando la bidella per qualche ora.
Prendi l'autobus giallo la mattina, che ti riporta anche a casa, quasi davanti la porta, gratis.
In bagno ci sono lo specchio, il sapone, la carta per asciugarsi, due rotoli di carta igienica per toilette, con anche il secchio dentro il bagno, così non devi nemmeno uscire fuori per buttare le tue cose in imbarazzo.
Hanno laboratori di fisica, di matematica, di biologia, con animali veri da analizzare, strumenti professionali, esperimenti assurdi.


Tante cose positive, eh?

Però, cavolo, fatemi essere provinciale, l'aperitivo alle 12.30 quando si esce prima dove lo hanno messo? La ricreazione di 10 minuti in cui passeggi per la scuola senza meta? La classe, quella vera, con cui cresci per 5 anni e condividi ogni singolo momento?
Non abbiamo il Glee Club, eppure mi manca tutto. Mi manca il mio 9 a filosofia dopo aver studiato per ore il giorno prima, leggere Dante, salutare la bidella e ridere della moto del preside parcheggiata in un'aula. Uscire all'1.30 e pranzare a casa, con la famiglia, in tranquillità, chiacchierando e parlando della nostra giornata.

Mi manca vivere l'Italia, e non perchè sia la migliore, ma perchè è dove sono nata, il posto a cui appartengo.

E dopo tutti questi mesi, i confronti sono all'ordine del giorno. Bus giallo o camminata a scuola con Maggie? Cheerleader o scuola di danza con Ada? Mensa con gli amici o pranzo a casa con la famiglia? 10000 fotocopie ottenute senza neanche chiedere o 1 fotocopia ottenuta buttandosi per terra? Non lo so, non ci capisco più niente.

Io sono la Mounds View High School, e il Liceo Scientifico Enrico Fermi; cheerleader e ballerina sulle punte. Io sono la classe di fashion marketing, e l'ora di filosofia; il prom, e la festa d'istituto; il bus giallo che mi porta a casa, e Luigi che ''ti vengo a prendere all'1.25''; l'alzataccia alle 5.30 e la colazione con calma alle 8; il test di us history a crocette, e l'interrogazione che non finisce mai; la report card con tutte A, e la media del 9.04 a Giugno 2014.

Io sono Livia, e sono Liv. Sono la pronuncia perfetta, e l'accento americano. Io sono quella che ero, e quella che sono diventata.

Io sono l'Italia. Io sono l'America.



1 commenti:

Anonimo ha detto...

wow, è stato bellissimo leggere le tue parole! spero che un giorno possa visitare la East High e vedere con i miei occhi quello che hai scritto riguardo le scuole americane. Mi incuriosisce particolarmente la cultura degli americani e forse, chi lo sà, in un futuro, una vita in america

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