Ma Capodanno in America, non è Capodanno.

E allora la chiesa politeista l'ho accettata, la scuola elementare anche, il lavoro da minorenne, l'anti socialità, Netflix, gli allenamenti esagerati, i pasti di sola carne, il pigiama a scuola, le calze con l'infradito, gli ugg con la tuta da operaio: ho mandato giù tutto.
Ma signori, cavolo, è il 31 Dicembre. Un po' di brio, allegria, furore, gioia, qualsiasi cosa.. Alzatevi, agite, riunitevi, uscite: vivete, cari Americani!
Non è andata così. Capodanno in casa in famiglia, contro qualsiasi regola italiana. Un paio di giochi da tavolo, un brindisi con una bottiglia di succo-d'uva-analcolico-frizzante-il-cui-tappo-si-svita, un conto alla rovescia di fronte alla tv che riprendeva la palla di New York e Taylor Swift che cantava mezza nuda, e poi nel giro di mezz'ora tutti a dormire.
''Buon anno ale oh oh brigitte bardot bardooot braziiiil la la la la la la la laa'', me lo sono cantata sotto le coperte. Da sola.
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Pigiama Party: io, Erin e Kat |
Mi ha tirata su di morale come solo lei sa fare. D'altronde la mamma è sempre la mamma.
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La troupe meno Ana |
Si è rivelata una bella giornata, il che mi ha risollevata decisamente dalla mancanza di feste la notte precedente.
Domenica un'altra festa, questa volta a casa nostra con i 7 exchange students della mia host mum coordinatrice e le loro rispettive famiglie ospitanti.
Il cibo era buono, i giochi divertenti, la compagnia allegra, e il regalo che ho vinto (una felpa della mia scuola) ben sudato e fortunato. Un bel modo per finire le lunghissime vacanze di Natale di 16 giorni.
Di 5 Gennaio, oggi sono tornata a scuola. Sveglia traumatica alle 5.45 e -23 gradi di temperatura esterna, solo se venite e provate mi potrete mai capire. Qui si tiene duro fino alla fine.
Testa alta.
Buon anno, Livia
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